Ungulati
Da alcuni anni gran parte dei viticoltori del Nord e Centro Italia, nonché del Canton Ticino svizzero e di altre regioni confinanti, devono misurarsi con gli ingenti danni provocati da cinghiali, cervi e altri ungulati, autoctoni e non.
Vengono danneggiate le radici e i ceppi delle viti in inverno e a seguito di scavi anche di grossa entità crescono anche i rischi di erosione superficiale del terreno nei vigneti in pendio.
I danni maggiori, però, si hanno in estate, con le uve prossime alla maturazione facilmente raggiungibili in vigneti allevati a spalliera bassa e con danneggiamenti diffusi anche dei fili e dei tralci che dovrebbero essere successivamente utilizzati per la potatura. Sono problemi legati alla crescita esponenziale degli esemplari, che stanno causando costi esorbitanti per la prevenzione e per la difesa.
Prevenzione
La prevenzione con robuste recinzioni metalliche (es. rete elettrosaldata) e con recinzioni elettriche a oggi si dimostra quella più efficace. I fili elettrici vanno stesi lungo le capezzagne e nelle aree perimetrali, binati, a giusta altezza da terra (rispettivamente a 25-30 cm e a 60- 70) e sostenuti da robusti tondini di ferro del diametro di almeno 7-8 mm o da paletti in legno, con isolanti in plastica.
Entrambe le soluzioni vanno applicate cercando di mantenere adeguati spazi di manovra per i trattori e le macchine operatici impegnate nelle operazioni di difesa, di gestione del suolo e di vendemmia. L’interspazio fra i picchetti può essere di 6-10 metri. L’elettrificazione della recinzione può essere ottenuta a mezzo di un emettitore di impulsi elettrici alimentato da una batteria a pile secche da 8 o 12 Volt (autonomia 35-47 settimane) o da un accumulatore a 12 Volt (autonomo per 3 settimane circa).
Il ricorso a emissioni di ultrasuoni e a prodotti repellenti (è in commercio, per esempio, un prodotto ecologico che sembra valido, a base di grasso di pecora solubile in acqua, che agisce grazie al suo odore irritante per la selvaggina, da applicare lungo il perimetro del vigneto) spesso non basta.
Tra l’altro, oltre alle zone boschive collinari e montane si sta assistendo negli ultimi anni a una progressiva riconquista del territorio di fondovalle da parte di questi animali partendo dai meno problematici camosci per arrivare ai cervi e, soprattutto, ai molto invasivi cinghiali.
Lepri e i conigli selvatici
I maggiori danni da lepri e conigli selvatici si riscontrano in piantine giovani, che vengono rosicchiate alla base e lungo il fusto, persino se ben lignificato. Accanto ai danni più frequenti in epoca primaverile si possono avere danni anche in autunno e nel corso dell’inverno.
La conseguenza inevitabile di questi attacchi è quantomeno una difformità produttiva e colturale degli appezzamenti colpiti.
Prevenzione
Consiste, soprattutto, nell’applicazione di reti protettive, metalliche o in plastica resistente, o di protezioni in plastica (Schelter) attorno al fusto e per un’altezza di almeno 50-60 cm da terra; in alternativa, in zone molto infestate, con l’allestimento perimetrale di una recinzione elettrificata o l’utilizzo di fili metallici nudi elettrificati, intrecciati su fili di nylon, posti a 7 e a 24 cm dal suolo.
La prevenzione si effettua con l’impiego di sostanze chimiche repellenti che rendono inappetibili alle lepri i fusti e i germogli delle giovani viti; di norma vanno impiegate in periodo di riposo vegetativo in quanto alcune (es. catrame d’ossa) di queste sostanze possono presentare un’azione fitotossica, mentre altre quali miscuglio di uova fermentate ed estratto d’aglio vanno applicate anche sulle parti verdi delle piante, a ridosso del periodo critico per il manifestarsi del danno; in alcuni casi è richiesta una ripetizione del trattamento. Infine, va ricordato che nel periodo vegetativo la rapida crescita dei germogli limita l’efficacia delle sostanze repellenti applicate.
Tratto dal libro Coltivare la vite di E. Corazzina