La potatura invernale, oltre a contenere lo sviluppo della porzione permanente della vite entro dimensioni compatibili col sistema di allevamento e col sesto d’impianto adottato, condiziona le prestazioni quali-quantitative della vite e il suo sviluppo vegetativo, con ricadute sulla gestione in verde nel corso della stagione successiva e sulle condizioni microclimatiche all’interno della chioma, a loro volta correlabili con lo sviluppo delle principali malattie crittogamiche e con lo stato sanitario dell’uva.
In funzione di come vengono eseguiti i tagli, la potatura invernale è, inoltre, in grado di influire in maniera determinante anche sulla longevità produttiva della pianta, in modo particolare nei sistemi a cordone permanente, e quindi sulla durata dell’impianto, con ricadute tutt’altro trascurabili sotto il profilo economico-gestionale.
Nozioni base
La potatura invernale della vite deve essere eseguita alla luce di alcune nozioni di base inerenti le sue caratteristiche botaniche, fisiologiche e il suo comportamento vegetativo.
Assenza di gemme avventizie
Il fattore principale che regola la potatura della vite, e di cui si deve tenere rigorosamente conto in ogni situazione, deriva direttamente dalle sue caratteristiche botaniche, nella fattispecie l’impossibilità di riorganizzare tessuti meristematici e generare gemme avventizie, a differenza delle piante da frutto. In termini pratici questo significa che qualora le gemme di un centro vegetativo siano asportate nella loro totalità, o comunque irrimediabilmente danneggiate, avremo come ineluttabile conseguenza la perdita del centro vegetativo stesso.
Per meglio chiarire il concetto possiamo dire che se, per assurdo, si procedesse alla degemmazione completa di una pianta di vite, l’unica possibilità che questa avrebbe per rimanere in vita sarebbe quella di sviluppare germogli dall’apparato radicale, propriamente chiamati polloni. Il criterio è, dunque, quello di rispettare i centri vegetativi, evitando l’esecuzione di tagli radenti, con la chiara consapevolezza del loro effetto, che risulta importante soprattutto nei sistemi di allevamento a cordone permanente, nei quali si deve garantire la longevità vegetativa e produttiva del cordone medesimo.
Vigore e capacità vegetativa
Al momento di effettuare la potatura invernale, in particolare modo quando si decide il carico di gemme da lasciare, si deve considerare la stretta correlazione esistente tra vigore e capacità vegetativa, in l’equilibrio tra loro.
Per chiarezza terminologica si intende per vigore lo sviluppo dimensionale dei germogli, in lunghezza e diametro, mentre per capacità vegetativa si intende la quantità di germogli e foglie prodotte. Lasciando un carico di gemme scarso la vite viene forzatamente stimolata a produrre un numero limitato di germogli ma di dimensioni ragguardevoli.
A parità di condizioni pedoclimatiche, per contro, lasciando un numero elevato di gemme per ceppo la pianta sarà stimolata a sviluppare un altrettanto elevato numero di germogli, ma di dimensioni contenute, dato che la spinta vegetativa viene maggiormente ripartita.
Acrotonia
È importante tenere in considerazione il fatto che la vite sia una pianta acrotona, ovvero che tende a privilegiare lo sviluppo dei germogli originatisi dalle gemme poste più in alto su di essa. Questo comportamento è una conseguenza diretta del fatto che allo stato selvatico la vite sia una lianosa rampicante, ovvero una pianta che si abbarbica su altre piante o su altri sostegni naturali alla ricerca della luce.
Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 37/2022
Potare correttamente la vite: i criteri da considerare
di R. Castaldi
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