Più green e naturali i vini preferiti per il futuro

Dopo due anni di convivenza con il Covid, l’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor ha deciso di fare il punto su come è cambiato il rapporto tra gli italiani e il vino. Partendo dai risultati di una survey sui consumatori realizzata sempre per Vinitaly nel 2019, ovvero nell’ultimo anno pre-pandemico, è stata effettuata una nuova indagine sulla popolazione italiana volta a rilevare i cambiamenti intercorsi nell’approccio al consumo di vino a 3 anni di distanza.

La survey sui consumatori italiani ha invece messo in luce un tasso di penetrazione nei consumi di vino che non solo ha tenuto, ma è addirittura aumentato, seppur leggermente. Infatti, se nel 2019, 88 italiani su 100 dichiaravano di aver consumato vino almeno una volta negli ultimi 12 mesi, 3 anni dopo (a inizio 2022), la stessa incidenza è aumentata di un punto percentuale.

In altre parole, a livello di vino totale e nel triennio considerato, è aumentato il tasso di penetrazione nella classe di età 18-41 anni (quella che mette assieme parte della generazione Z, nati tra il 1997 e il 2012, con i Millennials, nati tra il 1981 e il 1996) che è passato dall’84 al 90%, mentre si è ridotto nei Baby boomers (dal 93 al 90%) ed è rimasto costante all’89% nella generazione X (42-57 anni).

Consumi per tipologia di vino

Ulteriori spunti di riflessione si possono desumere dalla medesima analisi svolta sulle tipologie di vini consumati.

Prendendo a riferimento solo i frequent user, vale a dire coloro che dichiarano di consumare vino più volte a settimana e mettendo a confronto le due generazioni estreme (gen Z+Millennials vs Baby boomers), l’indagine ha messo in luce come per gli spumanti, il tasso di penetrazione sia aumentato di ben 7 punti (tra il 2019 e il 2022) nel caso dei più giovani (dal 13 al 20%), per quanto anche i Baby boomers non si sono certo risparmiati nel consumo delle bollicine (per loro l’incidenza è passata dal 10 al 13%).

Per quanto riguarda i vini rossi fermi non si sono evidenziati particolari incrementi, mentre per i vini bianchi si evincono andamenti discordanti: il tasso di penetrazione dei frequent users è aumentato sensibilmente tra i Millennials (dal 27 al 35%), mentre è risultato in calo tra i Baby boomers (dal 38 al 35%).

Infine, i rosè, consumati dal 63% della popolazione italiana e che vede, anche in questo caso, una maggior incidenza di consumo tra i Millennials (20% i frequent user appartenenti a questa fascia generazionale).
La maggior diffusione del consumo di vino tra gli italiani si è accompagnata in questi anni di pandemia a un parallelo aumento delle quantità consumate, in particolare tra le mura domestiche. Se nel 2019 il 28% degli italiani dichiarava di consumare al massimo un bicchiere di vino a settimana, 3 anni dopo la medesima percentuale è scesa al 26%.

Uno sguardo al futuro

Infine, dopo tutti questi confronti tra la situazione di consumo attuale e quella pre-Covid, non poteva essere tralasciato uno sguardo al futuro, nel senso di capire dalla viva voce degli italiani quali vini avrebbero guidato le loro scelte di consumo nei prossimi 3 anni. Voci che hanno confermato quanto già rilevato da precedenti indagini Wine Monitor e che anche durante la pandemia – già nel primo anno – si era rafforzato in maniera inequivocabile, vale a dire la netta preferenza verso vini green (biologici e sostenibili), il primo criterio di acquisto per il 27% dei consumatori italiani, seguito dai vini da vitigni autoctoni e di specifici territori italiani.

Un trend futuro – quello dei vini green – che poggia su basi di consumatori in continua crescita. Già oggi il 16% degli italiani dichiara di consumare vini biologici più volte a settimana, un’incidenza che arriva al 24% nel caso dei Millennials mentre si riduce al 9% tra i Baby boomers, fascia di età in cui uno su due dei «diversamente giovani» dichiara di non aver mai bevuto vino biologico negli ultimi dodici mesi. Con un bel brindisi alla transizione ecologica.

 

Tratto dall’articolo pubblicato su Vite&Vino n. 3/2022
Più green e naturali i vini preferiti per il futuro
di D. Pantini
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