Autorizzazioni di impianto dei vigneti per un altro quarto di secolo, o poco meno. Dal negoziato interistituzionale sulla Pac in corso, filtra la notizia che Consiglio Ue ed Europarlamento hanno raggiunto l’accordo per blindare l’attuale sistema di controllo del potenziale produttivo vitivinicolo fino al 2045.
Gli Stati chiedevano una durata fino al 2040, l’Europarlamento fino al 2050. La Commissione voleva riaprire la discussione nel 2023 (come previsto dall’ultima riforma) per rimuovere l’ultimo sistema di quote centralizzato a livello Ue, che avrebbe dovuto terminare nel 2030.
Invece, status quo fino a metà secolo, o poco meno. Resta lo stesso anche l’incremento concesso della superficie vitata annuo dell’1%. Niente liberalizzazione degli impianti, quindi.
Fissare l’attuale sistema che regolamenta le superfici per controllare la produzione è una soluzione ideale per la Francia. E sta bene alla Spagna, che sta lavorando sulle rese. Per l’Italia non sarà un trauma, ma tra i tre siamo quelli più a disagio: siamo l’unico grande Paese produttore europeo in cui le superfici aumentano ancora.
Il sistema entrò in vigore nel 2016, quando ci fu il passaggio dal sistema dei diritti a quello delle autorizzazioni. Da quell’anno, dopo uno scontro tra Commissione e Stati produttori cominciato nel 2012, i diritti di impianto trasferibili in vigore dagli anni Settanta del XX secolo sono diventati autorizzazioni non trasferibili, il sistema.
Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 8/2021
Per i vigneti europei autorizzazioni d’impianto per altri 25 anni
di A. Di Mambro
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