I nematodi fitoparassiti che affliggono l’apparato radicale della vite e che sono presenti in Italia, in maniera più o meno diffusa e documentata in tutti gli areali viticoli nazionali, appartengono a differenti generi e possono essere classificati in relazione al loro tipo di parassitismo, ovvero alla modalità d’interazione con l’ospite (luogo in cui si svolge il ciclo biologico).
Abbiamo quattro classi: i nematodi endoparassiti, semi-endoparassiti, ectoparassiti e i nematodi ectoparassiti migratori.
Tipo di danno
I danni causati dai nematodi endoparassiti galligeni Meloidogyne spp. sono facilmente visibili sulle radici per le vistose galle che provocano. Si tratta di iperplasie quale reazione alla puntura dello stiletto del nematode e alle sostanze da esso secrete, oltre che alle masse di uova racchiuse nel corpo degli individui femmina parzialmente affogati nella radice.
La conseguenza è un apparato radicale poco sviluppato che conferisce alla pianta una vegetazione scarsa e debole, riduzione quali-quantitativa della produzione e, in caso di forti attacchi, anche moria delle piante .
I sintomi aspecifici sulla parte epigea della pianta possono essere spesso confusi con sofferenze causate da stress idrico o deficit nutritivo con relative basse rese, crescita ridotta, scarsa colorazione delle bacche, scarsa lignificazione dei tralci.
Tra gli ectoparassiti migratori vettori di virus, Xiphinema index (foto 4) è stato il primo nematode per cui fu dimostrata la capacità vettrice di virus vegetali.
Appartiene alla famiglia dei Longidoridae che annovera una ventina di specie vettrici. È una specie diffusa in tutto il mondo e moderatamente polifaga, con ospiti preferenziali proprio la vite e il fico. Si adatta bene a vari tipi di terreno e risulta presente in ogni area viticola italiana.
Talvolta l’alimentazione diretta del nematode sulle radichette rappresenta un danno tollerabile per la vite, a eccezione di quando si è in presenza di elevatissime cariche di nematodi «disarmati» dal virus che trasmettono.
Il danno principale è invece determinato dalla trasmissione del GFLV (Grapevine Fanleaf Virus, responsabile della degenerazione infettiva o arricciamento fogliare della vite).
Questa malattia causa diversi quadri sintomatologici. Sulla vegetazione causa biforcazione dei tralci, raccorciamento degli internodi e malformazioni fogliari; i ceppi cromogeni del virus causano poii tipici ingiallimenti fogliari ben visibili in tarda primavera, per poi attenuarsi durante il periodo caldo estivo, andamento opposto a quanto invece avviene di solito per i giallumi da carenze nutrizionali.
Tra i nematodi vettori di virus che infettano la vite, soprattutto negli areali del Nord Italia, è presente anche Xiphinema diversicaudatum, vettore del virus mosaico dell’arabis (ArMV) su vite, riportato causare danni simili a X. index in altre zone viticole europee come Francia e Germania.
I nematodi semi-endoparassiti P. vulnus, T. semipenetrans, e quello ad anelli M. xenoplax causano danni severi per il disfacimento dei tessuti radicali a causa della loro attività trofica; spesso le radichette morte si ammassano tra di loro fino a presentarsi con formazioni affastellate, sintomo poi indicato come «scopa di strega».
All’occhio esperto, l’inizio dell’infestazione si presenta con macchie necrotiche lungo le radichette e leggere malformazioni, ma qualche volta è possibile notare un’abbondante e gelatinosa matrice alla quale aderiscono particelle di terreno, conferendo loro un aspetto di sporco.
Anche in questo caso, i sintomi causati alla vite sono aspecifici, la vigoria risulta fortemente ridotta e le piante colpite perdono la capacità di assorbire acqua e nutrimenti soprattutto in condizioni di stress ambientale; le produzioni gradualmente si riducono e la coltivazione diviene antieconomica. Con forti infestazioni è veramente difficile contenere i danni e il vigneto è destinato a un declino inevitabile.
Tratto dall’articolo pubblicato su Vite&Vino n. 2/2023
Nematodi: se li conosci, li previeni
di C. Gentile, V. Melillo, L. Catalano
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