Dai primi dati consuntivi della vendemmia 2018 quest’anno non sembra esserci, almeno in Italia, tutta quell’eccedenza di prodotto di cui si parla e si scrive: il Mipaaft stima la produzione in meno di 50 milioni di hL (stima manifestatamente per difetto), mentre Assoenologi parla di 52,5 milioni (più credibile), quindi circa 9-10 milioni di hL in più della campagna precedente.
Contemporaneamente, però, avevamo almeno 9 milioni di hL in meno di giacenze di fine campagna (47 milioni nel 2017 contro 38 milioni circa di quest’anno), quindi vi è una situazione di sostanziale equilibrio tra le annate 2017 e 2018, che non giustifica la compressione dei prezzi dei vini generici a cui abbiamo assistito in questa prima parte di stagione.
Resta il fatto che ci si può attendere un’annata difficile, con un mercato che si svolgerà lentamente e con continuità dato che gli acquirenti, consapevoli della disponibilità del prodotto, non si affanneranno nella ricerca e saranno più selettivi sulla qualità.
La capacità di mantenere l’equilibrio da parte dei produttori in questo frangente, senza farsi prendere dal panico per una domanda debole e conseguentemente abbattere i prezzi sotto il lecito, è di fondamentale importanza per la tenuta di tutto il comparto.
Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 41/2018 a pag. 27
Mercato del vino poco attivo
di G. Lechthaler
L’articolo completo è disponibile anche sulla Rivista Digitale