Una volta scelto l’appezzamento, per l’impianto del futuro vigneto occorre preparare il terreno per la messa a dimora delle barbatelle.
In ordine cronologico, le operazioni da considerare sono le seguenti:
- sistemazione superficiale;
- drenaggio;
- concimazione di fondo;
- aratura e ripuntatura;
- lavori di affinamento.
Sistemazione superficiale
In linea di massima, per la preparazione dei diversi terreni, si possono dare i seguenti suggerimenti.
In pianura sarà necessario eseguire un buon livellamento superficiale per eliminare eventuali depressioni nelle quali, particolarmente sui suoli argillosi, ristagnerebbe facilmente l’acqua. In caso di spostamento di quote di terreno al di sotto dello strato arabile, è necessario accantonare momentaneamente il primo strato (il più fertile) per poi ridistribuirlo omogeneamente a fine lavori (operazioni di scotico e riporto).
Nella bassa e media collina: oltre ad alcune norme comuni alla pianura, si porrà la necessità di sistemare il terreno per favorire il passaggio delle macchine e contemporaneamente per contenere i rischi di erosione superficiale. Per questo sarà possibile limitarsi a semplici ritocchi superficiali per gli appezzamenti poco pendenti (4-5%), oppure optare per vere sistemazioni a rittochino (appezzamenti disposti lungo le linee di massima pendenza) o meglio a ciglioni (piani orizzontali separati da scarpate inerbite), con terrazzamenti più o meno ampi in rapporto alla pendenza.
In alta collina e montagna: con pendenze normalmente elevate (anche superiori al 60%), la sistemazione ottimale del terreno assume un ruolo vitale. Le soluzioni a disposizione sono essenzialmente le stesse del caso precedente (rittochino e terrazzamenti), anche se naturalmente variano le dimensioni: si può arrivare a corte sistemazioni a rittochino, intervallate da terrazzamenti con la presenza di strade.
Drenaggio
È una tecnica agronomica antica, utilizzata per bonificare e mettere a coltura parti di appezzamenti soggette al ristagno idrico.
Ai tradizionali canalicoli riempiti con pietre e altro materiale grossolano, oggi si contrappongono specifici tubi forati in PVC rivestiti in materiale geotessile (fibra di cocco), molto resistenti e funzionali, i quali possono essere messi a dimora, alla giusta profondità, con apposite macchine e sempre protetti da uno strato di ghiaia coperta da tessuto idoneo.
Concimazione di fondo
Una buona concimazione di fondo deve avvalersi di:
- un’analisi del terreno recente, che evidenzi con precisione i valori della tessitura, del calcare totale e attivo, della sostanza organica e dei principali elementi nutritivi, in particolare potassio, fosforo e magnesio, in forma scambiabile o assimilabile;
- una buona disponibilità di letame o altre fonti di sostanza organica (pollina, compost, paglie, sovescio ecc.) per correggere o semplicemente migliorare il tenore in humus nel suolo;
- un apporto di corrette dosi di potassio, fosforo, magnesio, zolfo e, eventualmente, di calcio per rimediare a eventuali carenze.
Aratura e ripuntatura
In passato, quando con l’aratura si raggiungevano gli 80-100 cm di profondità, si parlava di scasso totale del terreno. Oggi le ricerche agronomiche hanno dimostrato non solo l’inutilità di rimescolare i vari strati di terreno, ma addirittura il peggioramento dello stesso suolo causato dal riporto in superficie di strati profondi quasi sterili.
Anche grazie alla disponibilità di materiale vivaistico più selezionato, si è evidenziato il bisogno di effettuare arature di pre-impianto più superficiali, alla profondità media di 40-60 cm, rispettivamente per terreni leggeri o sabbiosi e terreni pesanti o argillosi; per questi ultimi può essere anche utile una preventiva ripuntatura a 80-90 cm di profondità, per favorire lo sgrondo delle acque.
Lavori di affinamento
Di norma, sarebbe bene intervenire a fine inverno per consentire l’azione del gelo sulla disgregazione delle zolle; ma per il controllo autunnale delle malerbe, oppure per impianti viticoli di fine autunno o per arature di fondo effettuate in ritardo, non sempre è possibile. Importante, comunque, tralasciare l’uso delle fresatrici tradizionali, le quali peggiorano la struttura del terreno in profondità, ostacolando lo sviluppo delle future radici, e preferire estirpatori o coltivatori ed erpici in genere, in particolare gli erpici rotanti, poco prima del trapianto delle barbatelle.
Tratto dal libro Coltivare la vite di E. Corazzina