L’interazione tra le piante e i patogeni è una lotta per la sopravvivenza antica come la comparsa delle piante sul pianeta. Nei millenni, le piante hanno evoluto caratteristiche strutturali chimiche e fisiche che funzionano come barriere e ostacolano le infezioni della maggior parte dei patogeni. Per esempio, la presenza di pareti cellulari robuste e lignificate, le spine, le cere e cuticole superficiali rafforzate da sostanze antimicrobiche, rappresentano una barriera impenetrabile per molti parassiti, ma rendono le piante e i loro frutti poco nutrienti, non commestibili, se non addirittura tossici.
Queste caratteristiche sgradevoli sono state scartate dall’uomo fin dall’inizio dell’agricoltura, selezionando invece genotipi di elevata produttività, dotati ad esempio di maggiore vigoria, bucce più sottili, elevato contenuto di zuccheri o buon profilo aromatico, caratteristiche che le rendono più «gradite» sia all’uomo che ai parassiti. Infine anche alcune caratteristiche quali la precocità o la durata delle diverse fasi fenologiche possono esporre le viti ai patogeni in diversa misura.
Per esempio, la precocità di germogliamento espone più presto alcune varietà agli attacchi di patogeni come Phomopsis viticola o Plasmopara viticola.
Differenze di suscettibilità varietale
Non tutte le varietà di Vitis vinifera sono suscettibili allo stesso modo e anzi si registrano differenze di suscettibilità anche tra cloni della stessa varietà. Differenti suscettibilità sono anche spesso osservate tra i diversi organi della vite, come nel caso della cv. Merlot, che pur non essendo molto suscettibile verso la peronospora a livello fogliare, lo è invece molto a livello del grappolo.
Purtroppo, gli studi comparativi di suscettibilità varietale sono molto rari, e difficili da riassumere in maniera organica in quanto svolti in ambienti diversi o su organi diversi. In particolare, è molto difficile o impossibile reperire informazioni affidabili o generalizzabili relative alla sensibilità verso malattie considerate «minori», quali marciume nero (Guignardia bidwellii) o antracnosi (Elsinoë ampleina), normalmente controllate da trattamenti antiperonosporici o antioidici, e che invece possono assumere una certa rilevanza in contesti di ridotto apporto di fitofarmaci.
Le informazioni presenti in tabella sono quindi derivate da consultazioni di letteratura scientifica e tecnica o da cataloghi vivaistici, e non pretendono di essere esaurienti, ma solo di fornire un’immagine della variegata situazione che si riscontra già in un panorama ampelografico limitato, quale quello di prevalente interesse per la regione Veneto.
Le indicazioni sono in alcuni casi molto variabili, con descrizioni che vanno da «poco sensibile» a «molto sensibile» per una data varietà/malattia, a seconda dei cloni, o delle condizioni in cui sono state svolte le prove.
Tratto dall’articolo pubblicato su Vite&Vino n. 2/2022
La suscettibilità ai patogeni vitigno per vitigno
di A. Polverari, R. Velasco
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