Interventi fogliari per far fronte agli ingiallimenti primaverili della vite

Ingiallimenti fogliari vite

La stagione in corso è stata caratterizzata, nella maggior parte degli areali viticoli, da temperature miti nel corso dell’ultima parte dell’inverno e ampiamente sopra alla media per quanto riguarda l’inizio della primavera, che hanno portato a un germogliamento precoce della vite, accompagnato da una rapida crescita dei germogli.

Questa condizione è in grado di determinare, di per sé, una colorazione delle foglie non particolarmente intensa, verde pallida, portando nei casi più gravi anche alla comparsa di ingiallimenti dal momento che la richiesta di elementi nutritivi da parte dei germogli non viene completamente soddisfatta da un apparato radicale non ancora in piena attività.

L’abbassamento delle temperature verificatosi successivamente, che in taluni casi ha addirittura comportato il verificarsi di gelate, ha rallentato il ciclo di sviluppo della vite e prolungato questa situazione, dal momento che ha frenato il riscaldamento del terreno, quindi l’assorbimento e la traslocazione degli elementi nutritivi e anche la mobilitazione delle riserve.

Questa situazione, non così rara nel corso delle annate, spesso si risolve senza conseguenze quando le temperature si innalzano stabilmente, ma può avere effetti negativi sulla produzione qualora perduri fino a interessare le fasi fenologiche di fioritura e allegagione.

Il pallore della chioma, o peggio ancora il suo ingiallimento, sono infatti alla base di una scarsa efficienza fotosintetica delle foglie, che si traduce solitamente in un inadeguato nutrimento dei grappoli e in una allegagione non perfetta.

Interventi fogliari

Per far fronte a questa situazione la tecnica più rapida ed efficiente a disposizione del viticoltore è rappresentata dalla concimazione fogliare, che consente di fornire i modesti quantitativi di elementi nutritivi necessari alla vite per poter superare la problematica con la dovuta tempestività. In linea generale si apportano fertilizzanti fogliari complessi, contenenti azoto, fosforo, potassio, magnesio, ferro e boro, oppure contenenti anche altri microelementi quali manganese, molibdeno e zinco, in modo da sopperire nel modo più possibile completo alle contingenti esigenze nutrizionali della vite.

Nel caso di clorosi ferrica grave, generalmente legata alle caratteristiche chimico-fisiche del suolo più che all’andamento climatico, che ne acuisce la sintomatologia, è consigliabile apportare dosi maggiori di ferro rispetto a quelle presenti nei fertilizzanti complessi, integrando con specifici apporti di chelato di ferro e programmando interventi al terreno nel periodo autunnale.

I fertilizzanti fogliari vengono generalmente somministrati nel corso dell’esecuzione dei trattamenti fitosanitari volti al controllo di peronospora e oidio. Il quantitativo di fertilizzante somministrato per ciascun intervento, così come il numero degli interventi da eseguire, deve esse modulato valutando caso per caso, in funzione delle condizioni particolari del vigneto.

Al di là dei possibili ingiallimenti della chioma, l’integrazione degli apporti normalmente eseguiti per via radicale con quelli per via fogliare è comunque consigliabile nell’ambito di una gestione ordinaria della nutrizione, che deve essere volta a garantire il mantenimento di un ottimale stato di salute generale della vite e la massima efficienza dell’apparato fogliare nelle fasi fenologiche fondamentali sotto il profilo produttivo.

 

Tratto dall’articolo pubblicato su Vite&Vino n. 3/2024
Ingiallimenti primaverili, interventi fogliari e scelte agronomiche
di R. Castaldi
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