Un indice per il vigneto finalizzato alla qualità finale del vino, per legare sempre di più il campo al prodotto finito, attraverso un metodo scientifico frutto di anni di lavoro, di passione, di competenza. Laddove l’assunto è ormai dogma: il vino si fa in vigna, pochi però sono quelli che sanno parlare di entrambi i mondi.
Giovanni Bigot è fra questi.
Pensiero critico, centralità dell’uomo e cura meticolosa delle uve, del vigneto e del territorio sono valori imprescindibili per il nuovo corso di Castello di Cigognola. In questa fase di vita della Maison, Gabriele Moratti (proprietario) e Gian Matteo Baldi (AD) hanno fortemente voluto creare una rete di relazioni d’eccellenza con professionisti del vino innovatori, visionari ed esperti come Giovanni Bigot.
Ed è nella tenuta di Castello di Cigognola che il primo febbraio l’agronomo friulano, che collabora con l’azienda, ha raccontato in cosa consista il neonato Indice Bigot.
L’indice – che prende il nome dal suo creatore – intende proporre un metodo scientifico per valutare il potenziale qualitativo del vigneto, correlando vigneto e qualità finale del vino, attraverso un
approccio che si basa su studi e sperimentazioni pluriennali nei terroir più vocati d’Italia.
Un lavoro di archiviazione e un’indagine metodologica di organizzazione dei dati ha spinto Giovanni nella ricerca di una correlazione tra il vigneto e la qualità finale del vino, escludendo la parte enologica. Ha individuato e definito così nove parametri, ognuno dei quali ha un peso specifico diverso: altezza e produzione della parete fogliare ed il loro rapporto, sanità delle uve, età del vigneto, tipologia di dotazione idrica, morfologia del grappolo, biodiversità della superficie e del sottosuolo.
“Il lavoro più complesso è stato dare un peso ai diversi parametri per arrivare ad un risultato finale, da 0 a 100, che esprime il potenziale qualitativo del vigneto, che poi dovrà essere esaltato dall’enologo. È un tipo di valutazione che sempre più produttori mi sta chiedendo, e sono convinto che siano questi i parametri giusti, con pesi diversi, come emerso anche dal confronto con decine di enologi di tutta Italia”, ha spiegato Giovanni.
Accanto a Bigot, hanno presentato il loro punto di vista sull’indice il produttore Angelo Gaja, a cui l’agronomo fornisce consulenza da anni, e Stefano Poni, ordinario di viticoltura all’Università Cattolica di Piacenza.
Pieno appoggio al progetto è stato dato dall’AD Gian Matteo Baldi, che spiega: “Quello che ci lega a Giovanni Bigot è la stima personale e professionale, che si è rafforzata negli anni, e la propensione alla ricerca della conoscenza. Per noi è stato naturale seguire il metodo che Bigot ha proposto nella gestione dei vigneti di Castello di Cigognola, con l’obiettivo di produrre le migliori uve possibili per i nostri vini. Già da quest’anno abbiamo iniziato a incrociare i risultati della vinificazione delle singole parcelle dei vigneti con le pratiche attuate e le rilevazioni effettuate durante l’anno. La creazione di un indice specifico di valutazione della qualità di un vigneto, rispetto alla produzione del vino, è lo strumento che mancava per dare una base oggettiva, empirico-scientifica, alla centralità della qualità dell’uva nella produzione del vino e valutare il lavoro svolto nel corso del tempo.”