Il vino italiano ha ritrovato a Verona la sua più importante vetrina mondiale, ma l’entusiasmo per il ritorno in presenza di Vinitaly dopo due anni saltati a causa della pandemia è stato offuscato dalle preoccupazioni generate dalla guerra in Ucraina.
Da un lato, quindi, un settore vino che nel 2021 ha fatto registrare numeri da record e una manifestazione tornata con il tutto esaurito; dall’altro l’impennata dei costi, in particolare quelli dell’energia, causati dalla guerra ma anche da speculazioni internazionali, che mettono a rischio l’intera economia italiana.
«Dopo la pandemia – ha rilevato il presidente di Veronafiere Maurizio Danese – il vino italiano è nel pieno del vortice di aumenti che rischiano di impattare per 1,3 miliardi di euro di costi aggiuntivi, facendo perdere quote di mercato a favore di paesi produttori meno esposti alla crisi energetica», ad esempio la Francia.
L’intervento del ministro Stefano Patuanelli durante l’inaugurazione della manifestazione si è quindi inevitabilmente concentrato sui problemi economici e sulle strategie che il Governo intende mettere in campo per aiutare i produttori. Il ministro ha ricordato che il Governo ha messo sul tavolo 15 miliardi per abbassare i costi dell’energia e ha annunciato che dopo Pasqua ci sarà un nuovo decreto per contenere il caro prezzi, con 5 miliardi derivanti dal Def.
L’importante, però, ha sottolineato Patuanelli, frenare le speculazioni contro cui l’Europa deve muoversi compatta come ha fatto contro il Covid. L’Italia è tra i Paesi più penalizzati dalla crisi, ma se prevale l’egoismo non si troveranno soluzioni.
Per quanto riguarda i possibili problemi commerciali, l’export verso Russia e Ucraina vale circa 340 milioni di euro, quindi è abbastanza marginale, ma è ovvio che ci sono alcune aziende particolarmente interessate: per venire incontro a queste si prevedono aiuti per diversificare i mercati di sbocco.