I giusti apporti con un corretto piano di concimazione

Vigneti conduzione biologica

La limitata disponibilità di prodotti granulari a pronto effetto in viticoltura biologica richiede un approccio alla nutrizione di tipo preventivo e non emergenziale: più che concimare la vite si deve pensare a nutrire il terreno sul quale essa si sviluppa.

La concimazione del vigneto biologico è spesso ancorata a consuetudini incentrate solo sull’apporto di sostanza organica con effetto ammendante (ad esempio letamazioni), somministrata solitamente in un’unica soluzione durante il riposo vegetativo, e su poche altre pratiche consolidate da tempo, tra le quali spicca il sovescio.

Se questo approccio può essere corretto per i contesti viticoli caratterizzati da rese naturalmente molto contenute, nell’ordine di 6-8 t/ha, come quelli destinati alla produzione di alcuni vini doc e docg, non sempre è compatibile con le realtà viticole che invece mirano a produzioni unitarie tendenzialmente superiori, come quelle rivolte all’ottenimento di vini igt, nelle quali si deve avere uno sviluppo vegetativo adeguato e contrastare la progressiva riduzione delle rese, ovvero di garantire una produzione costante negli anni.
Operando in regime di coltivazione biologica si deve tener presente come la tradizionale concimazione granulare al terreno, almeno per quello che riguarda azoto e fosforo, a differenza di quanto avviene nella gestione integrata, disponga di limitati prodotti granulari in grado di fornire un effetto immediato, di pronta azione, e di come sia di conseguenza più che mai indispensabile un approccio nutrizionale di tipo preventivo e non emergenziale.
La biodisponibilità degli elementi nutritivi è infatti subordinata all’attività microbiologica del suolo, specifica per ciascun contesto pedoclimatico considerato, per cui i fertilizzanti apportati devono avere il tempo necessario per inserirsi in modo sinergico nei cicli biologici che caratterizzano la naturale fertilità del terreno.
In pratica, in viticoltura biologica più che concimare la vite si deve pensare a nutrire il terreno sulla quale essa si sviluppa sulla base delle specificità pedologiche.

Ne consegue che la principale criticità risulta essere quella di garantire un’adeguata disponibilità di elementi nutritivi durante la stagione, con riferimento soprattutto all’azoto, in grado di assecondare le esigenze specifiche delle varie fasi fenologiche della vite; il processo di mineralizzazione, che rende biodisponibile l’azoto, risulta infatti essere influenzato da temperatura e umidità del suolo, condizionati dall’andamento microclimatico.

 

Tratto dall’articolo pubblicato su Vite&Vino n. 5/2019
I giusti apporti con un corretto piano di concimazione
di Riccardo Castaldi, Giovanni Bigot
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