Nel 2020, il settore vinicolo ha registrato minori ricavi per circa 1,5 miliardi di euro dalle esportazioni e dalle vendite attraverso il canale Ho.Re.Ca. Ora il settore, uno dei più trainanti del made in Italy, guarda al rilancio e le imprese chiedono adeguate misure alle istituzioni per raccogliere le sfide che le attendono.
Questi i temi oggi al centro dell’Assemblea generale di Federvini, l’associazione confindustriale dei produttori di vini, spiriti e aceti.
«Il settore ha bisogno di sentire al proprio fianco l’impegno concreto delle istituzioni. Occorrono interventi di semplificazione amministrativa e di carattere fiscale, così come un deciso supporto nel tutelarci in sede comunitaria, dove vediamo rischi di pericolose derive normative che minacciano quello che è un patrimonio italiano nel mondo» ha sottolineato Micaela Pallini, neo presidente di Federvini.
«Il comparto dei vini, in questa lunga crisi, ha sofferto delle enormi difficoltà del canale Ho.Re.Ca. e del blocco del turismo – ha aggiunto Albiera Antinori, presidente del Gruppo Vini dell’Associazione – per questo, è per noi importante lavorare insieme al sistema italiano della promozione turistica, in modo coeso e coordinato e con una pianificazione di lungo periodo».
L’andamento negativo delle vendite è stato compensato in misura minima dalle vendite attraverso altri canali e le attuali previsioni per il 2021 mostrano segnali di ripresa decisamente timidi.
L’apertura di un tavolo «Filiera della Socialità» con misure uniformi sul territorio nazionale, la semplificazione amministrativa e di carattere fiscale, il sostegno all’export, la cultura del bere, lo sviluppo di infrastrutture di rete: queste le misure per il rilancio del settore che Federvini ha proposto alle istituzioni italiane e ai suoi rappresentati in Europa.
Proposte definite dal ministro delle politiche agricole Stefano Patuanelli, nel suo messaggio inviato a sostegno al settore, serie e importanti.