Estate 2024: vigneto Italia diviso in due

La stagione in corso segue una delle annate più complicate per il settore vitivinicolo nazionale, con quote significative di vigneti del Nord colpiti ripetutamente da grandine, alluvioni e stress estivi, e quelli del Centro e del Sud martoriati dalla peronospora e poi dalla siccità.

Il punto sul meteo 2024

In generale, se in tutti gli areali nazionali risulta ben evidente l’anomalia termica registrata a inizio aprile che ha portato a un anticipo dell’aumento delle temperature attive per la vite, al Centro e al Nord sono seguiti periodi con temperature sotto la media ed elevate precipitazioni, mentre al Sud l’annata risulta molto più calda e asciutta.
Nel Centro Nord è stato di fondamentale importanza intervenire tempestivamente con i trattamenti fitosanitari (già a metà aprile) e anticipare gli interventi successivi, a seconda del grado di dilavamento dei prodotti di copertura.
Purtroppo, in alcuni casi non è stato possibile farlo a causa dell’impraticabilità dei terreni (spesso lavorati e in pendenza) e dell’allagamento delle careggiate. Di fatto, non è raro trovare appezzamenti nei fondivalle, gestiti a biologico, in cui la percentuale di danno da peronospora sul grappolo sfiora il 90-100%.
Una situazione simile è stata riscontrata nel 2023 nel Centro-Sud, in cui i sintomi sulle foglie sono stati rilevati già nei primi giorni di maggio, con livelli di incidenza elevati e con infezioni secondarie su grappoli e tralci fino alla metà di luglio.
Nel 2024, a oggi i fattori di principale preoccupazione per i viticoltori del Mezzogiorno sono invece ovviamente legati alla risorsa idrica e agli stress estivi.

Fenologia e maturazione, cosa aspettarsi

Le fasi fenologiche comprese tra germogliamento e sviluppo delle infiorescenze sono risultate anticipate un po’ in tutti i principali areali italiani a causa delle elevate temperature registrate a inizio aprile.
Nel Centro-Nord, il successivo periodo piovoso con temperature sotto la media ha riportato le fasi fenologiche in linea con la media stagionale. Se l’elevata pluviometria potrebbe indurre a pensare a un posticipo delle fasi fenologiche legate all’invaiatura, e della maturazione in generale, in realtà condizioni idriche non limitanti, con significativa superficie fogliare fotosintetizzante, potrebbero portare a una contrazione della durata della maturazione, soprattutto in caso di temperature elevate dopo l’invaiatura.
Nel caso delle uve destinate a vini bianchi e/o spumanti, le temperature diurne e notturne successive al softening della bacca determineranno il tasso di degradazione dell’acido malico, indipendentemente dalla pluviometria o dalle sommatorie termiche del periodo precedente.
Nelle uve a bacca nera, in caso di temperature ottimali, si potranno registrare accumuli significativi nelle bacche di zuccheri, antociani e polifenoli; il verificarsi di temperature superiori a 35 °C potrebbe invece portare al noto disaccoppiamento tra maturazione tecnologica e fenolica, causare scottature e disidratazione degli acini.
Al Sud, dove alla fine di giugno l’invaiatura è già in corso nelle varietà più precoci, in assenza di irrigazione, è pronosticabile un anticipo generale della maturazione rispetto alla media, favorita dalle eventuali riduzioni della resa dovute alla scarsa disponibilità idrica.

Tratto dall’articolo pubblicato su Vite & Vino n. 4/2024
Estate 2024: vigneto Italia diviso in due
di T. Frioni, P. G. Bonicelli, S. Poni
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