L’incidenza degli stress multipli estivi è in aumento in molti areali e può compromettere la produttività dei vigneti nonché il raggiungimento di un’ottimale composizione delle uve alla vendemmia. La prima reazione della vite alla diminuzione della risorsa idrica è la limitazione dei normali tassi fotosintetici e traspirativi.
Le foglie, grazie alla traspirazione, sono gli organi della pianta più efficienti nel regolare la propria temperatura. Se i tassi traspirativi sono ridotti drasticamente a causa di una siccità prolungata, le foglie perdono tale capacità e la loro temperatura può salire anche oltre i 40°C.
I grappoli, specie dopo l’invaiatura e anche in condizioni di piena disponibilità idrica, non hanno, purtroppo, la stessa capacità di regolare la propria temperatura, al di sopra dei 35°(C) gli antociani sono soggetti a degradazione e i loro processi di biosintesi risultano molto rallentati. Ne risulta una perdita dell’ottimale equilibrio biochimico delle uve, con accumuli zuccherini eccessivi e profilo fenolico compromesso.
Caolino per migliorare la resilienza idrica del vigneto
Il caolino è un’argilla bianca che, mediante le sue proprietà fisiche, riflette la luce nelle lunghezze d’onda del visibile, dell’infrarosso e dell’ultravioletto determinando un conseguente effetto di raffrescamento dell’organo sui cui è irrorato.
Nel 2020, un formulato a base di caolino micronizzato è stato testato dal gruppo di ricerca in viticoltura dell’Università di Piacenza** su viti adulte delle varietà Barbera e Ortrugo, al fine di verificare se il prodotto risulta efficace nel salvaguardare la funzionalità fisiologica delle chiome e garantire un ottimale equilibrio tra le componenti tecnologiche e fenoliche delle uve alla vendemmia. Le performance fisiologiche e agronomiche di viti trattate sono state confrontate con quelle di viti non trattate.
Parametri fisiologici
I rilievi condotti hanno evidenziato una significativa riduzione dell’incidenza e della severità dei sintomi di scottature sui grappoli trattati con caolino.
Dalle analisi svolte nei grappoli del lato nord, a parità di zuccheri e acidità, il caolino ha permesso di migliorare la concentrazione in antociani e polifenoli.
Nei grappoli esposti a sud, invece, gli acini del controllo presentavano un peso medio inferiore rispetto agli acini trattati, conseguenza diretta dei più gravi fenomeni di disidratazione causati dalle scottature occorse durante la stagione. A causa di ciò, le uve non trattate campionate sulla parete sud presentavano un’eccessiva concentrazione di zuccheri (+2,4°Brix rispetto al trattato, + 4°Brix rispetto alle uve campionate sulla parete nord) e una scarsa dotazione in antociani (-0,1 mg/g, rispetto alle uve trattate con caolino).
In sintesi le uve esposte alla luce diretta del sole trattate con caolino hanno mantenuto un equilibrio ottimale tra zuccheri, acidità, antociani e polifenoli. Nelle uve non trattate, la disidratazione diffusa degli acini ha provocato drastici aumenti degli zuccheri e un rapporto squilibrato tra questi e la componente cromatica e fenolica.
** Per questa ricerca – “Understanding kaolin effects on grapevine leaf and wholecanopy physiology during water stress and re-watering”, pubblicata su “Journal of Plant Physiology” – Tommaso Frioni ha vinto il premio Antico Fattore 2021 dell’Accademia dei Georgofili.
Tratto dall’articolo pubblicato su Vite&Vino n. 2/2021
Caolino, un alleato contro il cambiamento climatico
di F. Del Zozzo, P. Guadagna, C. Squeri, S. Poni, T. Frioni
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