La pianura romagnola è il regno incontrastato del Trebbiano romagnolo, che viene coltivato per la produzione di vino base spumante, vino fermo da imbottigliamento – in purezza o in taglio con altri vitigni – e vino base vermouth.
La sua importanza economica nell’ambito del comparto vitivinicolo romagnolo è considerevole, dal momento che interessa all’incirca 15.000 ettari dei 23.000 presenti in totale nelle province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini.
Sistemi di allevamento
In passato il Trebbiano romagnolo veniva coltivato prevalentemente a pergoletta romagnola, ovvero il sistema di allevamento tradizionale autoctono, e a doppio capovolto, con filari alti fino a 3,5 m e oltre, entrambi non meccanizzabili per quanto concerne la vendemmia né tanto meno per la potatura.
A partire dal 1999, anno in cui furono varati nell’ambito dell’Unione europea i piani di riconversione e ristrutturazione dei vigneti (Regolamento CE n. 1493), i nuovi impianti sono stati realizzati soprattutto a Guyot e solo in minor parte a Casarsa. In molti casi gli impianti allevati a Casarsa sono poi stati trasformati in Guyot capitozzando le piante.
Per verificare la reazione del Trebbiano romagnolo alla potatura corta, fattore importante ai fini della meccanizzazione, la Cooperativa Braccianti di Bagnacavallo (Ravenna) ha applicato la potatura a 1 gemma a 4,5 ettari dei 65 complessivi di vigneto.
Il vigneto potato a 1 gemma è stato messo a dimora nel 2013 su un terreno argilloso di origine alluvionale, caratteristico della pianura ravennate. Le piante sono state messe a dimora con un sesto di 3 × 1,25 m, corrispondente a un investimento pari a 2.666 piante/ha.
Potatura corta
Nell’inverno 2018-2019 è stata eseguita la potatura corta, eliminando il legno di 2 anni – ovvero i capi a frutto lasciati nel corso della potatura dell’anno precedente e che avevano quindi già prodotto − e speronando a 1 gemma franca tutti i tralci dell’anno presenti. Al fine di preservare l’integrità delle gemme lasciate, la speronatura è stata eseguita tagliando il tralcio di 1 anno almeno 2 cm al di sopra della gemma.
Il carico di gemme è risultato forzatamente inferiore a quello dell’anno precedente in quanto direttamente correlato al numero di tralci presenti, così come anche la produzione, che si è attestata su 177,19 q/ha, contro una media aziendale per il Trebbiano romagnolo pari a 224,50 q/ha, mentre la concentrazione zuccherina è risultata essere rispettivamente pari a 19,0 e a 18,0 °Brix.
Il calo di produzione al primo anno di speronatura corta era quindi largamente atteso, considerando che il numero di gemme per ceppo lasciato con la potatura era compreso tra 14 e 16 per vite, circa la metà rispetto a quello lasciato con la potatura eseguita ordinariamente negli anni precedenti. La potatura corta ha però favorito lo scoppio delle gemme di corona e la produzione di un numero elevato di tralci, avviando l’allargamento dei centri vegetativi e gettando le basi per un incremento delle rese negli anni successivi.
Con la potatura dell’inverno 2019-2020 in virtù dei tralci presenti è stato possibile aumentare il numero di speroni e quindi il carico di gemme, che è risultato essere pari a circa 25-27 per ceppo. La produzione raggiunta è stata in questo caso di 249,43 q/ha, superiore alla media aziendale del vitigno.
Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 20/2021
Buona produzione e meno costi potando corto il Trebbiano
di R. Castaldi, C. Abeti
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