Nella valutazione della vocazione di un terreno alla qualità del vino si devono privilegiare le indagini riguardanti la struttura (argilla, limo, sabbia, scheletro) e il tipo di origine geologica del suolo, mentre di solito si eseguono analisi chimiche sui livelli di macro e microelementi, dimenticando che i contenuti sono indicativi, in quanto sono molti i fattori che agiscono sull’assorbimento dei minerali e dei composti organici derivanti dalla sostanza organica, quali il pH, la flora e la fauna del suolo, la disponibilità idrica superficiale e profonda e così via.
In Champagne hanno ideato dei test di valutazione dello stato del terreno a portata del viticoltore o almeno dell’agronomo, basati su concetti che abbiamo dimenticati e che possono guidare la gestione del suolo vitato.
Test della flora
Questo test serve per rilevare la qualità e la quantità della flora del vigneto. Ha lo scopo di identificare le specie botaniche della flora presente nel vigneto mediante riconoscimento fotografico e di realizzare la diagnosi dei suoli in funzione delle piante bio-indicatrici. La flora spontanea offre, infatti, preziose indicazioni sull’origine geologica e la natura dei suoli che ne sono derivati, sul pH, sull’attività biologica, sulla presenza di sostanza organica, il grado di lisciviazione e così via.
Test della zolla
È indicato per esaminare la struttura del suolo. Consiste nel prelevare una zolla di terra, piazzarla su una griglia e porla in un recipiente contenente acqua; controllare poi il tempo necessario alla degradazione di metà della zolla. Il test valuta la stabilità degli aggregati più esattamente dei glomeruli costituiti da argilla-calcio-humus, legati fra loro chimicamente.
Più la zolla si disgrega velocemente e più la struttura del suolo è degradata e si compatta. Nei terreni argillosi, compatti, poco areati, la zolla di cui sopra si dissolve lentamente, mentre in quelli sabbiosi la zolla si degrada velocemente. Ē evidente che la permeabilità è una prerogativa tipica dei vigneti che producono vini di qualità elevata. Nei due casi estremi è la sostanza organica che mitiga la scarsa o l’eccessiva porosità.
Altri due test utilizzati Oltralpe per evidenziare le caratteristiche utili alla vocazionalità viticola dei suoli sono quello della vanga e il conteggio dei lombrichi.
Tratto dall’articolo pubblicato su Vite&Vino n. 5/2021
4 test rapidi per l’autodiagnosi del suolo
di M. Fregoni
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