I produttori europei di vino, birra e distillati hanno depositato una raffica di reclami ufficiali contro l’etichetta irlandese con avvertimenti sanitari sul consumo di alcol.
Il Comitato europeo delle imprese del vino (Ceev), Brewers of Europe e Spirits Europe hanno chiesto con tre ricorsi separati presentati all’Ue l’apertura di una procedura di infrazione contro Dublino. Iniziative a cui si sono poi aggiunte quella di Federvini e quella annunciata dalla Confagricoltura, mentre l’Unione Italiana Vini ha reso noto che «sostiene l’iniziativa della Ceev» e altre azioni potrebbero essere intraprese nei prossimi giorni.
Le associazioni dei produttori di alcolici non contestano le motivazioni di salute pubblica del governo di Dublino, quanto l’etichetta in sé, «ingiustificata e sproporzionata». Per affrontare l’abuso di alcol «esistono chiaramente altre opzioni idonee e meno restrittive» rispetto a quella scelta dall’Irlanda, commenta il direttore di Spirits Europe Ulrich Adam.
L’etichetta irlandese è contestata anche da 13 Stati Ue tra cui Italia, Francia e Spagna, e da un numero crescente di partners internazionali come Cuba, Usa, Canada, Cile, Australia e Regno Unito. Le critiche sono sulla mancanza di sfumature di messaggi come «bere alcol causa malattie del fegato», la comunicazione del tenore di alcol in grammi invece che nello standard internazionale del volume alcolico, le indicazioni delle calorie per contenitore invece che per 100 ml. Tutte «barriere tecniche al commercio» che l’Irlanda non ha debitamente giustificato, è l’accusa.
La questione sarà affrontata alla Wto il 21 giugno. I ricorsi dei produttori Ue mirano a impedire qualsiasi fuga in avanti a livello nazionale prima che la Commissione, come annunciato nel Piano anti-cancro, avvii il dibattito su «un quadro normativo armonizzato e scientificamente appropriato» sulle etichette degli alcolici. Questione su cui, ha puntualizzato il segretario Ceev Ignacio Sánchez Recarte, «siamo pronti a collaborare».