Ancora una volta la formazione tecnica specializzata incontra le esigenze degli ortofrutticoltori italiani, che a Macfrut, grazie a workshop organizzati da L’Informatore Agrario, hanno potuto aggiornarsi su tematiche di grande interesse come la fertirrigazione del pomodoro da industria e le agrotecniche innovative per l’uva da tavola e la fragola. Fil rouge degli incontri tecnici è stata la sostenibilità delle produzioni orientata ad incontrare il favore dei consumatori coniugando la redditività per l’impresa.
Su questa linea infatti è stata la relazione di Pierluigi Meriggi, di Horta, che ha spiegato come razionalizzare l’impiego dei fertilizzanti minerali per esaltare la resa quanti-qualitativa del pomodoro da industria evitando sprechi di acqua e elementi nutritivi: «i DSS come pomodoro.net hanno lo scopo di aiutare gli agricoltori ad intervenire con le tempistiche ma soprattutto con le modalità migliori per fertirrigare le colture e per il pomodoro da industria in pieno campo avere queste informazioni può controbilanciare gli effetti di annate difficili dal punto di vista meteorologico».
Le innovazioni attualmente a disposizione degli agricoltori per aumentare la redditività dell’uva da tavola nel segno della sostenibilità sono state al centro del convegno al quale hanno partecipato Claudio Cocozza dell’Università degli Studi di Bari, Michele Fioretti di Agriproject e Laura De Palma dell’Università degli Studi di Foggia.
«La fertirrigazione – ha evidenziato Cocozza – è uno strumento fondamentale per gestire la nutrizione idrico minerale dell’uva da tavola in modo più efficiente rispetto alle tradizionali concimazioni granulari, ma va gestita in modo professionale e scientifico, senza empirismi». Fioretti ha evidenziato come anche per la coltivazione in biologico, molto richiesta dalla GDO, sia essenziale la professionalità degli operatori e l’attenzione alle innovazioni per il biocontrollo di fitofagi come la cocciniglia, che in annate sfavorevoli può causare danni ingenti.
La qualità dell’uva da tavola è legata a molti altri fattori, tra cui i film protettivi «che non sono solo strumenti anti pioggia – ha sottolineato De Palma – i risultati di una sperimentazione dell’Università di Foggia assieme a quella di Bari e Torino testimoniano infatti come un agro-tessuto in polietilene trasparente usato nella semiforzatura tardiva ha influenzato il microclima del vigneto, il suo stato idrico e la qualità dell’uva in termini di polifenoli e aromi».
Carmelo Mennone, dell’Agenzia Lucana di Sviluppo e di Innovazione in Agricoltura, ha posto l’accento sulle tante difficoltà che affliggono la fragolicoltura italiana: «che ogni anno, oltre a richiedere agli agricoltori un investimento a ettaro di 60.000 euro, soffre non solo per i cambiamenti climatici, a cui le coperture possono, solo in parte, rimediare, ma anche e soprattutto per la concorrenza di prodotti esteri, venduti nella nostra gdo a prezzi più bassi». Per farvi fronte, ha aggiunto Mennone, il ruolo dell’innovazione tecnologica è fondamentale, ma serve anche un approccio commerciale più orientato al consumatore».