La redditività dei seminativi passa anche dalla rigenerazione del suolo?
A questa domanda, legata a doppio filo al tema dei vantaggi economici, oltre che agronomici, dell’agricoltura rigenerativa ha provato a rispondere l’Aires (Associazione italiana raccoglitori, essiccatori e stoccatori) con un evento organizzato in contemporanea a Canaro (Rovigo) e Vische (Torino).
Agricoltura rigenerativa e carbon farming
Dopo i saluti introduttivi del presidente di Aires Gianfranco Pizzolato, l’evento è entrato nel vivo con l’intervento di Amedeo Reyneri, docente di agronomia e colture erbacee dell’Università di Torino, che ha fatto il punto sui concetti di coltivazione rigenerativa dei seminativi e decarbonizzazione: «l’agricoltura rigenerativa è un insieme di buone pratiche agricole che mirano a ripristinare la fertilità del suolo, aumentare la biodiversità e migliorare la resilienza degli ecosistemi. Tra i suoi benefici più rilevanti c’è la capacità di contribuire al sequestro della CO2, attuando di fatto il cosiddetto “carbon farming”. La sinergia tra agricoltura rigenerativa e sequestro del carbonio, che vede per ovvie ragioni il mais in Pianura Padana come coltura di elezione, rappresenta una strategia vincente: oltre a ridurre le emissioni, queste pratiche migliorano la salute dei suoli e aumentano la produttività agricola nel lungo termine. L’agricoltura rigenerativa ha tutte le potenzialità per essere il modello di riferimento per aprire al mercato dei carbon credits volontari e, spingendo il ragionamento un po’ oltre, sostituire l’attuale pac da una logica vincoli e contributi ad una composta da stimoli e premialità».
Sinergia tra salute del suolo e sostanza organica
Giuseppe Corti, direttore del CREA Agricoltura e Ambiente e docente di pedologia presso il D3A dell’Università Politecnica delle Marche, ha sottolineato la sinergia tra sostanza organica e salute del suolo: «la sostanza organica del suolo è un insieme di tanti componenti: alimento per i microrganismi (attività microbica e enzimatica), cemento strutturale, regolatore dell’umidità, della temperatura e dei cambiamenti climatici e dopo decenni di scarsa attenzione verso questa risorsa, oggi siamo chiamati a aumentarne il contenuto. Cosa tutt’altro che semplice – ha continuato Corti – visto che alla perdita di sostanza organica è seguita una modificazione nella composizione dei microrganismi del suolo.
Se ad un suolo impoverito di sostanza organica forniamo materia fresca (sovesci, letame, pollina) osserviamo che questa non aumenta, o lo fa in modo molto contenuto: il motivo è legato alla presenza predominante nel suolo di microrganismi “aggressivi”, molto attivi ma anche instabili. Per “rigenerare” il suolo è meglio fornirgli materia organica difficile da degradare, con almeno un po’ di lignina, più adatta ai microrganismi lenti a svilupparsi ma più stabili nel tempo».
Territorio e gestione idrica
Sul tema della gestione del suolo e, più in generale del territorio, un ruolo fondamentale lo hanno i Consorzio di bonifica, come evidenziato dal direttore generale del Consorzio di Bonifica Adige Po Marco Volpin: «la nostra realtà opera su un comprensorio di superficie pari a 121.150 ettari con attività di difesa del suolo e di tutela del territorio prevalentemente mediante l’esercizio e la manutenzione delle opere pubbliche di bonifica: rete di canali di scolo e di irrigazione, impianti idrovori di scolo e di irrigazione, manufatti di regolazione delle acque. Il mantenimento in efficienza delle opere consortili non è in grado di garantire da solo la sicurezza idraulica del territorio – ha sottolineato Volpin – a causa delle continue modificazioni apportate dall’aumento delle aree urbanizzate che riducono annualmente gli spazi agricoli – e con essi la capacità di assorbimento dei terreni – e gli invasi delle fossalazioni, per cui è necessario programmare interventi di riordino a difesa del suolo e dell’ambiente che comprendano la ricalibratura dei canali, la costruzione di nuove linee di scolo ed il potenziamento delle idrovore».
Mondo agricolo ancora prudente
Al termine dei tre interventi ampio spazio è stato dato alla discussione con il pubblico in sala, da cui è emerso chiaramente quanto la necessità di restituire fertilità ai suoli agrari sia sentita dagli agricoltori che però faticano ad orientarsi tra mercati e clima sempre più imprevedibili.
In sintesi, molti agricoltori italiani guardano all’agricoltura rigenerativa con interesse crescente, vedendola come un’opportunità per migliorare la salute del suolo, ridurre i costi e rispondere alla domanda di prodotti più sostenibili. Tuttavia, c’è anche scetticismo: alcuni temono che il passaggio richieda investimenti iniziali elevati o cambiamenti troppo radicali nelle pratiche tradizionali. In generale, curiosità e prudenza convivono, con un’attenzione crescente ai benefici a lungo termine.
Lorenzo Andreotti
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La coltivazione dei seminativi e la decarbonizzazione
Amedeo Reyneri
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VIDEO INTERVENTO AMEDEO REYNERI
Sostanza organica e salute del suolo: come e perché
Giuseppe Corti
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VIDEO INTERVENTO GIUSEPPE CORTI
Bonifica idraulica e suolo
Marco Volpin
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