Gli ecoschemi, l’elemento più innovativo e con una ricca dotazione finanziaria introdotto dalla riforma della Pac, non sarebbero sufficienti a compensare i tagli agli aiuti ai produttori di riso italiani, stimati pari al 50% dei valori attuali, al contrario di quanto potrebbe invece consentire, seppure parzialmente, un sostegno accoppiato eventualmente potenziato.
A lanciare l’allarme è l’Ente nazionale risi, che ha presentato al Ministero delle politiche agricole uno studio di impatto settoriale predisposto da Nomisma dal titolo «Nuovi scenari per il riso italiano: la nuova Pac», da cui emerge che dei sette ecoschemi proposti dall’Italia solo tre sono potenzialmente accessibili, vale a dire alla portata «operativa» dei risicoltori. Ma con limiti molto significativi sul piano della concreta applicazione nel settore e dell’effettiva capacità di compensazione dei tagli agli aiuti.
In base all’attuale struttura dei pagamenti l’importo annuale incassato dai risicoltori italiani ammonta a 196,9 milioni di euro (dato 2020), riferisce lo studio Nomisma. Mantenere questo assegno sarà però un’impresa impossibile con le nuove regole.
L’unico strumento in grado di garantire una reale compensazione, sia pure parziale, delle perdite a carico del settore sono gli aiuti accoppiati, impegnando la massima quota di risorse pari al 15%.