I numeri ormai quasi definitivi (è stato censito il 93% delle superfici) lo confermano: la risicoltura cresce in Italia, nonostante i timori legati all’emergenza Covid e le tante preoccupazioni che gravano sul settore. In Europa, dove aumentano anche gli altri Paesi produttori, l’Italia consolida il suo primato sia in termini di produzione sia di export.
A darne conferma è l’Ente nazionale risi che, a operazioni di raccolta ormai iniziate, conferma le stime preliminari di crescita delle aree coltivate, rilevando quest’anno progressi sia nel convenzionale sia nella risicoltura biologica.
La superficie totale dovrebbe attestarsi a 227.750 ettari, con un aumento di oltre 7.700 ettari corrispondenti a un 3,5% in più rispetto alla scorsa campagna.
Il biologico, valutato al netto dei terreni in conversione, balza oltre la soglia dei 13.000 ettari, mettendo a segno un progresso del 5,6% rispetto al 2019.
In generale, dallo spaccato dei dati per gruppi varietali, emerge una forte crescita dei risi Tondi, con un 24% in più nel 2020 che proietta a 67.100 ettari la superficie totale, il 30% circa della dimensione complessiva della risicoltura nazionale.
Il Lungo B ha perso, al contrario, oltre 10.000 ettari, cedendo il 20%. La stima porta il dato 2020 a 42.500 ettari, meno dei «desiderata» degli utilizzatori industriali che ambivano a superfici analoghe a quelle dell’anno scorso.
Per il gruppo dei Medi e dei Lunghi A, che completano il panorama varietale risicolo, sono emersi dal sondaggio dell’Ente risi superfici rispettivamente di 8.050 e di 110.100 ettari. Numeri che non cambiano gli assetti generali dei risi Medi, ma che attestano una crescita di quasi il 5% per i Lunghi A.
Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 31/2020
Riso italiano 2020: + 7.700 ettari
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