Durante l’ultimo Consiglio dei ministri europei dell’agricoltura, tenutosi a Bruxelles il 18 novembre, l’Italia ha presentato una richiesta formale alla Commissione di valutare la possibilità di ripristinare i dazi per il riso lavorato tipo japonica proveniente dalla Birmania.
Secondo i dati presentati, in virtù del regime preferenziale di scambi accordato dall’Ue alla Birmania in quanto Paese meno avanzato, nel 2018-19 le importazioni a dazio zero nell’Ue di riso tipo japonica dal Paese asiatico sono aumentate del 213% (da 27.000 a circa 86.000 tonnellate) rispetto alla campagna precedente.
Ricordiamo che a inizio 2019 l’Ue aveva ripristinato i dazi sulle importazioni di riso di tipo indica proveniente da Cambogia e Birmania. Ora, evidentemente, «Gli operatori sembrano aver trovato altri tipi di riso che beneficiano ancora del regime di scambi preferenziali noto come Everything But Arms (tutto tranne le armi)» ha riconosciuto il commissario Phil Hogan.
Ma per attivare la clausola di salvaguardia e ripristinare le tariffe «servono dati non solo sul flusso delle importazioni, ma anche sugli effetti sul mercato. Se si trattasse solo di volumi e di prezzo – ha aggiunto il commissario – l’attivazione della clausola di salvaguardia non sarebbe giustificata al momento».
La richiesta italiana di seguire da vicino gli sviluppi della situazione e, se del caso, attivare la clausola di salvaguardia, è stata appoggiata da Spagna, Romania e Portogallo, con la Francia che è intervenuta sulla necessità di un meccanismo generale più efficace per evitare il ripetersi di queste situazioni.