Dalla seconda metà di settembre, a causa del maltempo che si è abbattuto sulle colture pronte da trebbiare in molte aree del Canada e degli USA, dal Nord America sono partiti i primi segnali di rialzo delle quotazioni del grano duro, irrobustitisi via via con le previsioni di un possibile declassamento del 50% del raccolto canadese che arriverà a stento a soddisfare i requisiti minimi per l’esportazione, anche a causa della presenza di DON.
Anche in Italia gli effetti sui prezzi non si sono lasciati attendere. A Bologna il «fino» Centro è passato nell’ultimo mese da un prezzo medio di 237,50 a 256,50 euro/t, a Foggia da 257,50 agli attuali 277,50 euro/t, con una serie di rialzi che almeno ad oggi non sembra volersi arrestare.
Gli aumenti dei listini sono dovuti certamente a ragioni di natura strutturale, ma nelle decisioni di vendita (o di acquisto) bisognerà valutare attentamente quanto queste pesino realmente, e quanto invece sia dovuto alle speculazioni momentanee dettate da aspettative troppo pessimiste.
Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 40/2019
Listini in forte rialzo per il grano duro
di H. Lavorano
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