L’Associazione laureati in scienze agrarie di Vercelli e Biella, la massima autorità in materia di analisi dei costi della risicoltura, ha dovuto aggiornare il proprio «bilancio dell’azienda risicola» sui dati del 2024 perché i costi di produzione sono esplosi. Le conclusioni parlano chiaro: oggi, con un prezzo medio del riso grezzo di 550 euro/t, solo le aziende tra 150 e 300 ettari riescono a essere in attivo. Considerando che il mercato dei risoni è estremamente volatile da diversi mesi e oscilla tra 400 e 1.000 euro/ t secondo le varietà, l’asticella della sostenibilità rischia di cadere ancora più in basso.
Il riso Indica italiano non è competitivo
Qualche giorno fa Cezary Zimniewski, partner di Schepens & Co., uno dei maggiori trader mondiali intervistato da un sito specializzato in risicoltura ha detto che: «Il tipo Indica italiano Lungo B non è competitivo sui mercati internazionali, non lo è nemmeno all’interno dell’UE» e se la potranno cavare solo le varietà da risotto (Carnaroli, Caravaggio, Cartesio, ecc.). Il problema di queste cultivar è la vulnerabilità alle fitopatologie ed è per questo che i risicoltori italiani insorgono contro la direttiva europea Farm to Fork, che porta al dimezzamento dei diserbanti: «Sarebbe un disastro, perché metà dosi non sono letali per le infestanti, quindi sarebbe meglio risparmiarle totalmente.
La concorrenza asiatica può ancora utilizzare la monda manuale invece degli erbicidi: i salari di 5 euro al giorno per gli addetti alla monda, per 40 giorni/ha, costano 200 euro/ha, a fronte dei nostri 600 euro/ha con gli erbicidi e, se mai si trovasse personale disponibile a un lavoro molto gravoso, con le nostre tariffe sindacali si arriverebbe a oltre 4.000 euro/ha.
La filiera va aggregata
La stessa associazione lancia anche delle proposte per superare la polverizzazione del settore: «Le ditte sementiere dovrebbero creare, nei mesi da novembre a marzo, un database comune delle prenotazioni di seme per comparto merceologico, aggiornandolo settimanalmente al fine di indicare ai loro clienti gli spazi commerciali liberi, sulla base di preventivi accordi con l’industria risiera»
Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 08/2025
Produrre riso non è redditizio
di P. Accomo
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