Un recente studio redatto per la Commissione agricoltura del Parlamento europeo da Ernst & Young, insieme a un gruppo di ricercatori dell’Università di Bonn e Somo, un centro di ricerca dei Paesi Bassi, ha analizzato il ruolo dei trader di materie prime agricole.
I principali attori del commercio agricolo globale sono quattro: Archer Daniels Midland (ADM), Bunge, Cargill e Louis Dreyfus Company (LDC), note collettivamente come ABCD.
Questi colossi controllano oltre il 70% del commercio globale di cereali e il 50-60% degli scambi di semi oleosi e colture proteiche; nel 2022 Cargill ha gestito 217 milioni di tonnellate di materie prime, Bunge 142 milioni, ADM 100 milioni e LDC 83 milioni.
Queste aziende non solo stabiliscono i prezzi di acquisto dai produttori agricoli, ma anche quelli di vendita sui mercati globali. Il rapporto evidenzia come la crescente partecipazione degli investitori finanziari nei mercati agricoli abbia introdotto dinamiche speculative. Strumenti derivati quali futures e opzioni sono utilizzati non solo per gestire il rischio, ma anche per ottenere elevati profitti. Queste dinamiche speculative non solo destabilizzano i mercati, ma colpiscono anche le popolazioni vulnerabili.
Il Rapporto propone una serie di interventi migliorativi: una maggior trasparenza, una migliore regolamentazione finanziaria, nuove modalità di tassazione e un’attenta azione di prevenzione degli abusi.
Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 42/2024
Nel mercato delle commodity comandano in pochi
di E. Zuccaro
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