Era da diversi anni che le operazioni di raccolta del mais e dei semi di soia in Italia non si protraevano così a lungo.
A causa di un settembre particolarmente freddo e piovoso, non è stato possibile trebbiare le colture nei tempi “normali”, e in pianura padana la raccolta è andata avanti fino a pochi giorni fa.
Tra le conseguenze di questo ritardo, oltre alle evidenti problematiche qualitative che hanno colpito soprattutto la soia (con chicchi anneriti o addirittura in avanzata marcescenza), vi è anche la difficoltà oggettiva nel misurare in modo realistico l’effettiva consistenza dei raccolti, tant’è che al momento L’Istat ha pubblicato dei numeri sin troppo simili all’anno passato (tabella 1).
Quotazioni deludenti per la soia
Per quanto riguarda i semi di soia, i primi rilevamenti dei prezzi sono stati fatti a metà ottobre, con un esordio a 433,50 euro/t a Milano e 439,50 euro/t a Bologna. Nelle settimane successive si sono verificati dei lievi aumenti, salvo poi consolidarsi la scorsa settimana a 436,50 euro/t su entrambe le piazze. Se consideriamo che i semi di girasole hanno quotato, tra settembre e ottobre, più o meno lo stesso prezzo, possiamo dire che il prezzo all’agricoltore della soia è piuttosto deludente.
Aumenta il differenziale di prezzo per il mais
Per quanto riguarda il mais, i prezzi a Milano a inizio settembre si attestavano a circa 230 euro/t, ma già nelle settimane successive si è manifestato un differenziale crescente tra merce convenzionale e merce “con caratteristiche, differenziale che a metà ottobre era arrivato addirittura a 25 euro/t, e che ora è pari a 20 euro/t.
Il motivo è il mais nazionale da destinarsi al settore lattiero-caseario quest’anno è purtroppo merce rara, e per questa ragione deve essere necessariamente importato dall’estero, indebolendo ancor di più una filiera già in sofferenza sul fronte delle materie prime agricole. Il prezzo attuale per il mais convenzionale è di 221 euro/t, ma ci sono ancora spazi per futuri ribassi.
Herbert Lavorano