Durante lo scorso anno, caratterizzato da limitazioni e preoccupazioni, la bieticoltura ha registrato un buon risultato, sicuramente complice un migliore andamento climatico, ma anche grazie all’impegno di Coprob con tutti gli attori della filiera. I numeri dell’ultima annata della Cooperativa lo testimoniano: plv media di circa 2.800 euro/ha (+47,4% sul 2019), con una resa media produttiva di quasi 70 tonnellate su una superficie di oltre 27.000 ha.
Ma la visione di Coprob è verso una bieticoltura 4.0 di precisione anche bio, che può contare già oggi su una genetica molto più performante che consente maggiori produzioni, semplificazione dei diserbi, nuove linee di protezione e nutrizione sostenibili.
Il 2020 è stato inoltre l’anno della partenza dei primi 5.000 ha di filiera sostenibile Sqnpi (Sistema di qualità nazionale di produzione integrata) che il 16 dicembre hanno ottenuto la certificazione di conformità da parte dell’organismo di controllo. Si tratta, in sintesi, di un progetto di crescita e innovazione della bieticoltura italiana che, nei prossimi 3-5 anni, creerà una filiera sostenibile a residuo zero, tracciata digitalmente dal campo alla tavola.
«Il lavoro da fare è ancora tanto – ha detto Claudio Gallerani, presidente di Coprob – ma con l’impegno di tutti è possibile un’accelerazione dello sviluppo della bieticoltura italiana come ci fu negli anni Sessanta con l’arrivo della genetica monogerme, della chimica e della meccanizzazione di filiera. Oggi puntiamo alla filiera Sqnpi e bio per una bieticoltura 4.0 di precisione, dotata di meccatronica e robotica, che faccia sistema con l’agroalimentare e la distribuzione italiana per dare il giusto valore allo zucchero italiano e, di conseguenza, stabilità e ripresa dello sviluppo di cui ha bisogno il nostro Paese dopo questa pandemia».
Numeri da record
Una testimonianza dei risultati di questo approccio innovativo verso la coltivazione sono quelli ottenuti da Stefano Guarise, membro del Club della bietola di Coprob, che ha applicato nella totalità della sua azienda le indicazioni agronomiche dei tecnici Coprob arrivando a produrre mediamente quasi 110 tonnellate di radici/ha (contro le 69,4 di media di Coprob) e circa 16 tonnellate di saccarosio (contro le 10 di media).
In una prova di campo di circa 2 ha, dove è stata seminata una varietà con alta tolleranza al cercostres (ovvero la degradazione/distruzione dell’apparato fogliare a causa della cercospora), sono state ottenute oltre 144 tonnellate di radici e 20 tonnellate di saccarosio/ha.
Obiettivo 20-2020
«Durante i primi anni del nuovo millennio per la bieticoltura venne lanciato in Europa lo slogan “Obiettivo 20-2020”, cioè raggiungere produzioni di 20 t/ha di saccarosio nel 2020. Sembrava un miraggio, invece in alcuni casi è divenuta realtà non solo a livello sperimentale, ma anche in strip di pieno campo. Il ruolo più importante per poter raggiungere questo risultato – ha aggiunto Gallerani – è affidato alle agrotecniche, alla cura del terreno per la massima fertilità e all’equilibrio idrico-nutrizionale, al rispetto della sua struttura.
Altra scelta fondamentale è quella delle varietà, il miglioramento genetico ha fatto passi da gigante per le tolleranze genetiche a rizomania e nematodi e più recentemente possiamo contare sulle varietà con alta tolleranza al cercostress.
Ovviamente – prosegue Gallerani – una maggior cura deve essere effettuata per la seconda parte della campagna, dove è necessaria una più alta salvaguardia degli apparati fogliari fotosintetizzanti, che possono portare all’ambito obiettivo delle 20 tonnellate di saccarosio/ha.
Coltivare bietole con buone produzioni è possibile – conclude Gallerani – e il mercato premia lo zucchero 100% italiano di Italia Zuccheri. Possiamo quindi programmare la coltivazione delle bietole per la prossima campagna, certi che il nostro lavoro potrà portare soddisfazione».
Lorenzo Andreotti