Secondo le previsioni di Italmopa, l’Associazione Industriali Mugnai d’Italia, la produzione nazionale 2023 di frumento tenero dovrebbe essere caratterizzata da un incremento dei volumi produttivi anche se la qualità del nuovo raccolto presenta, globalmente, alcune importanti criticità rispetto alle esigenze dell’industria molitoria.
Una previsione che ricalca quella già resa nota per il frumento duro.
«Costatiamo un recupero quantitativo rispetto al 2022, con una produzione che potrebbe nuovamente superare 3 milioni di tonnellate rispetto a un fabbisogno interno, tutte le destinazioni d’uso incluse, di oltre 6,5 milioni di tonnellate» evidenzia Andrea Valente, presidente Italmopa, «tuttavia, sotto il profilo qualitativo, una parte significativa della produzione normalmente destinata all’alimentazione umana potrebbe essere declassata, anche in conseguenza di un andamento climatico sfavorevole, per essere destinata ad uso zootecnico».
«Le importazioni, che già storicamente costituiscono il 65% dei volumi di frumento tenero trasformati dai Molini italiani e che provengono essenzialmente da Paesi comunitari – evidenzia Italmopa – presenteranno pertanto, nel corso del prossimo anno e più che nel passato, carattere di assoluta e indispensabile complementarità rispetto all’offerta nazionale per garantire la disponibilità di farine rispondenti alle esigenze quanti-qualitative dei clienti dell’Industria molitoria e dei consumatori».
«La situazione geopolitica internazionale – precisa inoltre Alexander Rieper, presidente della sezione Molini a frumento tenero – sta determinando un marcato nervosismo sui mercati della materia prima frumento tenero con rischio di forti oscillazioni delle quotazioni che potrebbero rendere particolarmente complessa, per i Molini, una corretta programmazione degli acquisti».
Le farine lavorate in Italia sono destinate essenzialmente alla panificazione e alla produzione di sostituti del pane (57%), alla produzione di biscotti, di prodotti da forno e di prodotti della pasticceria (20%), alla produzione di pizza (9%), all’export (7%), a usi domestici (5%) ed alla produzione di pasta (2%).