Con le condizioni meteo che a inizio anno non deponevano per una buona partenza e costi energetici che con lo scoppio della guerra in Ucraina hanno registrato in poche settimane rincari compresi tra il 200 e il 300%, la produzione di erba medica essiccata e disidratata in Italia non era partita sotto i migliori auspici.
“In effetti è così – sottolinea Gian Luca Bagnara, presidente dell’Associazione Italiana Foraggi Essiccati.
A ragione gli impianti dei nostri associati, in tutto una trentina a cui viene conferita l’erba medica prodotta su oltre 90.000 ha di superficie distribuiti in diverse regioni del Nord e del Centro Italia, sono considerati altamente energivori per i processi di asciugatura, sanificazione, stabilizzazione, essiccazione e disidratazione del prodotto e, nonostante la maggior parte delle aziende si sia dotata negli anni di moderni impianti fotovoltaici e di tecnologia innovativa per ridurre al minimo gli sprechi energetici migliorando la qualità produttiva con un minor impatto ambientale, la preoccupazione tra gli operatori era notevole.
Poi le condizioni meteo, soprattutto in estate, hanno giocato a nostro favore e oltre a un aumento produttivo, che a bilancio del 2022 possiamo stimare in un +20% rispetto a un anno fa, hanno favorito diciamo pure naturalmente i processi di trasformazione, compensando se non totalmente almeno in parte gli aumenti dei costi energetici che in ogni caso si sono abbattuti anche sul nostro settore”.
La produzione annuale di erba medica essiccata e disidratata prodotta dagli associati AIFE ammonta mediamente a 1 milione di tonnellate, il 60% del quale viene esportato.
“Quest’anno molto probabilmente la percentuale arriverà al 70% – sottolinea Bagnara – perché la richiesta estera è in forte aumento soprattutto dal Medio Oriente e dall’Asia dove i Paesi di quell’area, per la loro zootecnia, chiedono prodotti ad alto valore fibroso e proteico e dove i problemi idrici pregiudicano le coltivazioni di foraggi sul territorio. Per l’Italia, secondo produttore europeo dopo la Spagna, si aprono scenari molto interessanti anche per la possibilità di ampliare i mercati esteri di riferimento.
La rivalutazione del dollaro sull’euro penalizzerà le esportazioni dagli USA e la significativa riduzione delle semine già attuate quest’anno in Spagna con un -20% che secondo gli analisti il prossimo anno potrebbe arrivare a un -30%, potrebbero rappresentare per noi un’interessante opportunità per ampliare il nostro commercio estero.
Non vi è alcun dubbio che la produzione di erba medica rappresenti una buona fonte di reddito che raggruppa diversi contesti produttivi, a iniziare dal latte e dalla carne. Solo una decina di anni fa questa coltura sembrava destinata a scomparire a causa della modifica della politica comunitaria con la fine del sostegno pubblico, mentre oggi dal punto di vista della redditività non è seconda a nessuno e soprattutto costituisce un autentico baluardo a difesa dell’ambiente, della biodiversità e del benessere animale”.
Opportunità da sfruttare
Uno scenario incoraggiante che potrebbe spalancare la porta a un aumento delle superfici destinate alla coltivazione dell’erba medica.
“I dati confermerebbero questa analisi – conclude Gian Luca Bagnara – in realtà le cose non stanno proprio così. Tutto si deciderà a inizio primavera 2023 dopo i lunghi mesi invernali in cui la crisi dei consumi potrebbe dettare al mercato nuovi indirizzi; parallelamente, un altro indicatore arriverà a gennaio quando avremo i dati produttivi del Sud America dove anche là i Paesi maggiori produttori hanno dovuto fare i conti con le conseguenze della siccità.
Nel frattempo, nelle scorse settimane abbiamo ottenuto il via libera dal ministero dell’Ambiente per l’ammissione al finanziamento relativo all’elaborazione di un protocollo che porti alla certificazione made green in Italy, lo schema di valutazione e comunicazione ambientale finalizzato a valorizzare le qualità ambientali dei prodotti italiani, tra cui l’erba medica essiccata e disidratata”.
Anna Mossini