Dazi e dollaro debole abbassano i prezzi di cereali e soia

L’elezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti sta causando non poche preoccupazioni agli operatori internazionali del mercato dei cereali e dei semi oleosi. Il dollaro USA sta perdendo rapidamente valore nei confronti non solo dell’euro, ma anche di altre importanti valute internazionali. Il «dollaro debole» è uno degli obiettivi dichiarati
dell’attuale politica economica USA per rilanciare le proprie esportazioni di beni finiti e per tornare competitivi
sul fronte delle materie prime (prodotti petroliferi in primis).
Questa svalutazione comporta una generale riduzione dei prezzi di quasi tutte le commodity (a eccezione dell’oro, ovviamente), comprese le materie prime agricole.
Secondo l’Igc il rapporto tra stock finali e consumi globali dovrebbe infatti peggiorare per i cereali, anche per via di una contrazione degli scambi internazionali, mentre per i semi di soia si dovrebbe assistere a un netto miglioramento. In teoria il peggioramento della ratio stock/consumi dovrebbe essere di sostegno ai prezzi, ma gravano su queste due commodity molte incertezze, tra le quali l’andamento meteo dei prossimi mesi nei diversi areali di coltivazione.
La svalutazione del dollaro USA, intanto, ha avuto negli ultimi mesi un effetto calmierante sulle quotazioni, anche se in misura inferiore alle aspettative.

Frumento duro

Il frumento duro sviluppa dinamiche disaccoppiate rispetto alle altre commodity agricole. Dopo un inizio 2025 a prezzi sostenuti ma stabili, a partire da fine gennaio sono stati rilevati sul mercato italiano aumenti significativi, dovuti non tanto alla scarsità di merce, quanto alla necessità dell’industria molitoria e pastaria di ricoprirsi di merce nazionale a basso tenore proteico necessaria a «tagliare» il grano duro d’importazione dal Canada.
Al momento il frumento duro nazionale spunta tra i 280 euro/t (merce <13% di proteine) e 300 euro/t per la merce proteica, il canadese n.2 è quotato 325 euro/t arrivo Altamura.

Frumento tenero

Il mercato nazionale del frumento tenero sembra essere rimasto immune dagli scossoni internazionali.
Il «fino» quotato a Bologna è sceso fino agli attuali 260 euro/t.
In forte calo anche i prezzi in euro del frumento tenero USA, ma ciò è dovuto più che altro alla svalutazione del dollaro USA.

Mais

Situazione analoga per il mais: i prezzi nazionali, ad esempio per il mais nazionale «convenzionale» quotato a Milano, hanno oscillato tra 240 e 255 euro/t, ma senza lasciar presagire un possibile crollo delle quotazioni dovuto al dollaro USA debole.
I prezzi per il mais «con caratteristiche» si aggirano attualmente sui 250 euro/t, dopo aver toccato punte anche di 265 euro/t per scarsità di merce conforme richiesta soprattutto dagli allevamenti di vacche da latte.

Soia

I semi di soia sono, in questa campagna di commercializzazione 2024-2025, un capitolo a parte.
La soia nazionale quotata a Bologna è scesa nelle ultime settimane fino agli attuali 417 euro/t.
Questo trend ribassista è riconducibile, almeno per le ultime settimane, ai ribassi rilevati a Chicago.
È vero che l’Italia non importa soia dagli USA, ma è anche vero che i prezzi della soia sudamericana (e dei suoi derivati) sono quotati in dollari, per cui l’effetto ribassista era praticamente inevitabile.

Tratto dall’articolo in pubblicazione su L’Informatore Agrario n. 16/2025
Dazi e dollaro debole abbassano i prezzi di cereali e soia
di H. Lavorano
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