Dopo la fine delle quote nel 2017 «il drastico calo del prezzo dello zucchero, -30% in un anno, sta generando un forte impatto negativo sia per i produttori che per le industrie»: così si legge nel documento che la delegazione italiana ha presentato alla Commissione europea durante il Consiglio agricolo del 15 ottobre. Contestualmente l’Italia (con l’appoggio di Ungheria, Croazia, Spagna, Polonia, Belgio, Grecia, Romania, Repubblica Ceca) ha chiesto di riconoscere lo stato di crisi nel settore zucchero, attivando lo stoccaggio privato e valutando anche la possibilità di utilizzare le misure eccezionali anticrisi previste dalla Pac.
La risposta del commissario Phil Hogan ha però deluso le aspettative: «il problema è grave – ha detto – ma l’ammasso privato è uno strumento inefficiente che non aiuterebbe i prezzi al produttore nel breve periodo e costerebbe troppo ai contribuenti».
Hogan ha ricordato che «il settore è stato notevolmente ristrutturato nel periodo 2006-2010 a un costo di circa 5,5 miliardi di euro (di cui l’Italia ha ricevuto 1,1 miliardi) per le casse UE».
Hogan in conferenza stampa ha puntato il dito contro Paesi che hanno prodotto troppo, +23% in Francia, Germania, Regno Unito e Paesi Bassi.
Ma arrivando al dunque, ha invitato a usare gli strumenti di gestione del rischio e per gli investimenti dello sviluppo rurale. Strumenti a lungo termine o per intervenire quando il danno è già fatto. Nessuna proposta per arginare la caduta dei prezzi nell’immediato.
Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 37/2018 a pag. 10
Da Bruxelles fumata nera per zucchero
di A. Di Mambro
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