Il Crea, Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria, ha reso noti i risultati di uno studio che si proponeva di verificare se è vero che i cosiddetti «grani antichi» sono meno tossici dei moderni per i celiaci, se è vero che hanno livelli più alti di carboidrati potenzialmente prebiotici (amido resistente e fibre) e, infine, se l’incremento dei casi di celiachia può essere una conseguenza del miglioramento genetico.
Lo studio ha confrontato 9 grani antichi, diffusi maggiormente nel Sud Italia e nelle Isole dagli inizi del 1900 fino al 1960, con 3 grani moderni.
In sintesi è emerso che i grani antichi sono caratterizzati da una maggiore componente proteica e rilasciano una maggiore quantità di peptidi scatenanti la celiachia rispetto ai moderni.
In aggiunta, nessuna differenza sostanziale è stata riscontrata per quanto riguarda il contenuto di amido resistente dopo la cottura della pasta, quindi non sembra esserci un potenziale prebiotico in più nei grani antichi.