Le pratiche agronomiche convenzionali condotte presso L’Azienda agricola Ciato, localizzata nell’alta pianura emiliana, negli ultimi decenni hanno causato una riduzione del tenore di sostanza organica dei terreni, con conseguenti effetti negativi sulla loro lavorabilità e fertilità; nel contempo l’infestazione dovuta ad alcune malerbe particolarmente ostiche ha preso sempre più piede e si è cronicizzata.
Per contrastare queste problematiche, il Piano di innovazione «Cover agroecologiche – Colture di copertura per l’incremento della sostanza organica del suolo e il contenimento delle malerbe» finanziato dal Psr 2014-2020 dell’Emilia-Romagna ha previsto lo sviluppo di sistemi innovativi di agricoltura conservativa fondati sull’impiego di cover crop (colture di copertura).
Nello specifico sono state messe a confronto 5 differenti tesi, 4 con impiego di diverse specie di cover crop e una senza nessuna coltura di copertura.
Mais e soia: aumento delle rese dal terzo anno
È risultato possibile coltivare su sodo le colture primaverili-estive, con risultati produttivi alterni, piuttosto buoni per il mais e più scarsi per la soia, che ha subìto infestazioni di limacce che hanno caratterizzato l’avvio della coltivazione.
Nell’arco del triennio si è notata una crescente «propensione» del terreno a ospitare le coltivazioni su sodo e in effetti le migliori produzioni sono state ottenute al terzo anno (tabella 1).
Qualità del suolo
Il terreno dell’Azienda agricola Ciato, franco-argilloso, all’inizio del periodo di prova presentava un tenore di sostanza organica (so) che, in funzione del contenuto di argilla (31%), lo faceva classificare come «scarsamente dotato» (1,9%).
Per valutare gli effetti dell’agricoltura conservativa abbinata alla coltivazione delle cover crop sulla qualità del suolo sono stati presi in considerazione e analizzati diversi parametri, tra i quali l’indice di stabilità strutturale (IS) che rappresenta la percentuale di macroaggregati (aventi diametro compreso tra 1-2 mm) che non vengono degradati dall’azione dell’acqua.
Nelle tesi con cover crop si è assistito a un suo aumento nei primi 5 cm di suolo, che rappresentano lo strato maggiormente interessato dal decadimento della struttura, a causa del ripetuto passaggio di macchine agricole e dell’azione battente delle precipitazioni.
In particolare, le cover crop a base di graminacee (segale e loiessa-trifoglio), dotate di un ampio apparato radicale fascicolato, hanno evidenziato un maggior incremento dell’indice di stabilità strutturale (+65%), rispetto al testimone senza cover (grafico 1).
Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 17/2020
I tanti vantaggi agroecologici delle cover crop
di P. Mantovi, F. Ruozzi, V. Tabaglio, R. Boselli, M. Guareschi, F. Arfini, S. Pignedoli
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