Il raccolto 2022 dei cereali a paglia è quasi terminato e, anche se è presto per una disamina analitica dei dati, è possibile fare alcune considerazione “a caldo” su quantità e qualità di frumento duro, frumento tenero e orzo, e su come ha reagito il mercato italiano nelle prime sedute della nuova campagna di commercializzazione. Una doverosa premessa: quanto sotto riportato è frutto di interviste svolte con agricoltori, stoccatori e tecnici sparsi un po’ in tutta Italia, e pertanto non ha pretese di esaustività.
Per quanto riguarda il frumento duro, è stata un’annata agraria deludente soprattutto al Centro – Sud, con rese inferiori alla media ovunque e anche molto basse in alcune zone, mentre in Pianura Padana i risultati produttivi sono stati tutto sommato soddisfacenti. La siccità prolungata e la “stretta” di caldo della seconda metà di maggio hanno compromesso la produzione in molte aree, anche se “a macchia di leopardo” (Tirreno laziale e toscano, Murge, basso Adriatico ed altre).
In ogni caso il calo produttivo può variare dal 10% al 30% a seconda delle aree, con riflessi negativi anche sulla qualità: a risentire delle condizioni climatiche avverse è soprattutto il peso ettolitrico, che ad esempio in Puglia stenta per almeno il 70% del raccolto a raggiungere il valore minimo affinché la granella possa essere classificata come “fina” (78 hL).
Anche per il frumento tenero le notizie non sono buone, almeno per quanto riguarda le rese produttive. La conseguenza è che, secondo le stime Italmopa, il raccolto nazionale non dovrebbe superare 2,5 milioni di tonnellate, ossia -15% rispetto alla scorsa campagna e con il triste primato del peggior raccolto italiano di tutti i tempi. In realtà la trebbiatura è ancora in corso e il dato potrebbe essere suscettibile di una correzione al rialzo, ma il dato è sicuramente preoccupante, tant’è che i primi rilevamenti di mercato hanno esposto prezzi piuttosto elevati.
Sull’orzo non c’è molto da dire: i raccolti non sono andati male, anche perché la “stretta di caldo” di maggio non ha inciso più di tanto sui pesi specifici e di conseguenza sulle rese produttive. I prezzi attuali variano da 325 euro/t per il prodotto “pesante” (>65 hL) a 315 euro/t per il prodotto “leggero”.
In conclusione: l’annata agraria 2021/22 non è stata di quelle da ricordare per l’esito produttivo, ma l’elevato livello dei prezzi dovrebbe compensare in gran parte la resa mancante.
Herbert Lavorano