Con una FAQ dedicata al tema della condizionalità rafforzata, in particolare alla norma che impone la rotazione delle colture sulla stessa parcella da un anno all’altro, ad eccezione di quando si utilizza una coltivazione secondaria (BCAA 7), il Ministero dell’agricoltura sostiene la necessità da parte dei produttori di «portare a frutto» la coltura secondaria, cioè arrivare al suo raccolto e non sovesciarla.
In molti finora hanno invece ritenuto fosse sufficiente che la coltura rimanesse sul terreno per almeno 90 giorni e arrivasse alla fine del periodo vegetativo, senza alcun vincolo per l’agricoltore di eseguire la raccolta. In questa maniera, si sarebbe seguita una prassi agronomica consolidata, che prevede di lasciare sul campo i residui colturali, così da migliorare le caratteristiche del terreno e procedere poi alla semina della medesima coltura principale praticata l’anno precedente.
La pretesa dell’autorità di gestione italiana di imporre l’operazione di raccolta di una coltura vegetale all’interno delle regole di condizionalità si ritiene che non risulti compatibile con la normativa comunitaria. Lo stesso regime degli aiuti accoppiati al reddito non prevede infatti che sia soddisfatto tale requisito, essendo sufficiente raggiungere la maturazione piena delle cariossidi.
Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 34/2023
Condizionalità e rotazione delle colture: la secondaria va raccolta, non sovesciata
di E. Comegna
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