Abbinare la semina del mais alla concimazione localizzata con azoto e fosforo è una strategia efficace sia sotto il punto di vista produttivo, sia qualitativo. A confermarlo sono una complessa serie di prove e di analisi pluriennali condotte dal Deiafa dell’Università di Torino sia su scala di campo aziendale sia di parcella.
Esperienze su scala aziendale svolte tra il 2009-2018 in diverse località del Piemonte (province di Cuneo, Torino e Vercelli) hanno evidenziato che la concimazione fosfo-azotata localizzata in banda con dosaggi compresi tra 140 e 240 kg/ha ha determina sempre un vantaggio nel vigore di partenza della coltura nelle fasi vegetative comprese tra l’emissione della 3° foglia e la levata, con un conseguente anticipo della fioritura di alcuni giorni rispetto al testimone.

Questo anticipo consente alla coltura di utilizzare con maggiore efficienza la radiazione solare disponibile, dal momento che con uno sviluppo rallentato la pianta si presenta nella seconda e terza decade di giugno, attorno al solstizio estivo, con un numero minore di foglie ancora da emettere e con una maggiore area fogliare (indice LAI). Il vantaggio produttivo medio osservato con l’applicazione della concimazione starter in banda è stato pari all’11,6% (grafico 1).
In tutti i casi analizzati è stato registrato un vantaggio. Tuttavia, come atteso, le differenze di sviluppo e i vantaggi produttivi conseguenti sono superiori nelle annate con decorso primaverile (fine aprile-inizio giugno) più fresco e piovoso e, nell’ambito di queste, nei terreni con tessitura fine, più freddi, rispetto ai terreni franchi o sabbiosi, più caldi.
L’esame dei dati medi ottenuti in un quadriennio su scala parcellare sempre in Piemonte conferma l’effetto sinergico dei 2 elementi associati rispetto a quelli singoli riguardo all’altezza della pianta e dell’indice vegetativo misurati a inizio levata, evidenziando differenze significative tra le tesi (tabella 1).
Significativo è anche risultato l’anticipo della fioritura, quantificato in 3,3 e 2 giorni, rispettivamente per il terreno freddo e caldo tra la tesi NP e il testimone. Tale anticipo corrisponde a una somma termica media di 50 e 30 C°/giorno, che si traduce in circa 6 e 4 giorni di anticipo al punto nero.
La conseguenza di un maggiore indice vegetativo e della più favorevole collocazione del ciclo colturale è stata il riscontro di vantaggi produttivi rispetto al testimone, in media del 15% nel terreno freddo e del 12% in quello caldo. Viceversa, la sola distribuzione localizzata di P o N ha portato a incrementi produttivi limitati al 5% e significativi solo nel terreno più difficile. L’anticipo della fioritura e quindi della maturazione si è tradotto in una riduzione significativa dell’umidità alla raccolta di quasi 2 punti percentuali rispetto al testimone e 1 punto percentuale rispetto al solo apporto di N o P.
Le sperimentazioni evidenziano inoltre che la distribuzione di una corrispettiva dose di fosforo come concimazione di fondo o di azoto come urea granulare in copertura non comporta gli stessi risultati, né per i terreni più freddi a tessitura fine, né per quelli più caldi a tessitura sabbiosa.
Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 10/2019
Azoto e fosforo localizzati: qualità e resa per il mais
Di M. Blandino, M. Gilli, A. Reyneri
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