Il rinnovo dell’Accordo-quadro per il mais da «Filiera Italiana Certificata» è un segnale importante per la filiera, soprattutto alla luce dell’ulteriore calo nel 2023 (–12%) delle superfici nazionali, scese per la prima volta in cento anni sotto la soglia del mezzo milione di ettari e quasi dimezzate rispetto all’inizio dello scorso decennio.
L’ Accordo quadro, valido per il triennio 2023-2025, è stato firmato da Ami, Cia, Confagricoltura, Copagri, Alleanza Cooperative Agroalimentari (composta da Agci-Associazione generale cooperative italiane; Confcooperative – Fedagripesca; Legacoop Agroalimentare), Compag, Aires, Assosementi e Origin Italia e da Assalzoo, vale a dire da tutte le principali rappresentanze della filiera e cioè dai produttori di mais, dalle rappresentanze dello stoccaggio, dall’industria di trasformazione mangimistica e dalla rappresentanza nazionale delle dop.
Questo accordo di filiera, in sostanza, rappresenta la base di riferimento da applicare ai contratti di secondo livello tra le imprese delle Organizzazioni firmatarie e fissa due criteri fondamentali: l’origine nazionale del mais deve essere certificata e l’industria mangimistica, a fronte di tale certificazione d’origine, riconosce una premialità.
In particolare l’accordo prevede infatti l’applicazione di specifiche premialità per la granella di origine certificata e, qualora concordata tra le parti, per la sostenibilità e/o per specifiche caratteristiche qualitative del mais raccolto, che vanno ad aggiungersi al prezzo di acquisto che le parti potranno decidere di fissare in base a due diverse opzioni, scegliendo di legarlo all’andamento delle quotazioni delle Borse merci oppure fissando un prezzo definito.
Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 11/2024
Rinnovato l’Accordo-quadro per il mais italiano
di Lorenzo Andreotti
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