A partire da febbraio i prezzi all’origine in Italia del grano duro sono in caduta libera: in base al listino settimanale dell’8 marzo dell’Associazione meridionale cerealisti (Amc), sulla piazza di Altamura, in Puglia, le quotazioni per il frumento duro sono scese a 334-339 euro/t (-18% rispetto alla settimana precedente).
Questo calo dei prezzi è causato dall’import massiccio di grano russo e turco che nel 2023, aumentato rispettivamente del 1.164 e del 798%.
Vari attori del settore indicano pratiche sleali e controlli insufficienti come le cause di questa situazione fuori dalla norma, e chiedono alle amministrazioni nazionali ed europee una maggiore tutela dei produttori italiani sul mercato per mantenere una sufficiente produzione interna e garantire un prodotto di qualità ai consumatori. Alla luce della realtà del mercato del grano duro, infatti, la superficie coltivata in Italia ha già subito un calo significativo tra il 2023 e 2024.
Il 13 marzo scorso inoltre, per cercare di dare una risposta al boom delle importazioni, presso il Masaf, su iniziativa del sottosegretario Patrizio Giacomo La Pietra, è stato affrontato nuovamente il tema «Granaio Italia», ovvero il registro telematico delle operazioni di carico e scarico di cereali e sfarinati, che era stato rimandato al 2025.
Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 10/2024
Quotazioni del grano duro ai minimi storici
di G. Menna
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