Tra scenari geopolitici incerti, politiche europee sempre più orientate alla sostenibilità ambientale e gli effetti dei cambiamenti climatici il seme gioca, e giocherà, un ruolo sempre più importante per mantenere produttività e redditività dei seminativi nazionali, a patto di continuare a investire in innovazione genetica.
L’incontro organizzato da da Apsovsementi lo scorso 6 giugno, in occasione dell’inaugurazione del nuovo impianto di selezione che raddoppierà la capacità produttiva del sito di Voghera, ha approfondito questi e altri temi evidenziando in particolare l’importanza del recente provvedimento che autorizza la sperimentazione in campo delle Tea, Tecniche di evoluzione assistita.
«Gli investimenti fatti negli ultimi tempi – ha detto in apertura dei lavori Carlo Invernizzi, AD di Apsovsementi – rafforzeranno la nostra presenza in nuovi mercati strategici, come quello del girasole, e ci permetteranno di essere più competitivi a livello nazionale e internazionale».
Oltre al nuovo impianto di selezione, infatti, Apsov attualmente controlla il 100% del capitale di Sementi Maremma e ha acquisito una quota dell’azienda spagnola HIBRISOL, specializzata nel miglioramento genetico del girasole.
Nuova pac, cambiamenti climatici e mercati
Se da una parte l’Unione Europea, tramite gli eco schemi, premierà nei seminativi l’impiego delle cover crop, gli avvicendamenti almeno biennali con esclusione o riduzione dell’uso di agrofarmaci e di diserbanti di sintesi e le coperture con piante di interesse apistico – ha ricordato Gabriele Chiodini, economista agrario dell’Università di Perugia – dall’altra è essenziale continuare a investire nella Ricerca genetica per fronteggiare, o almeno mitigare, gli effetti del cambiamento climatico: «il miglioramento genetico dei cereali, che nell’ultimo secolo si è concentrato sull’aumento delle rese, deve cambiare paradigma, focalizzandosi sull’efficienza dell’uso dell’acqua e della fotosintesi. È una grande sfida – ha detto Luigi Cattivelli, genetista del CREA – che richiede una sinergia complessa tra gruppi di ricercatori a livello mondiale».
Sempre sul tema dell’acqua è stato l’intervento di Alberto Lasagna, direttore di Confagricoltura Pavia: «la siccità del 2022 e l’eccesso idrico di quest’anno evidenziano quanto occorra una politica di grandi infrastrutture per raccogliere quanta più acqua possibile nei momenti di abbondanza. Mentre realizziamo queste grandi opere (almeno 15 anni) occorre affinare a livello gestionale, normativo e legislativo la gestione delle infrastrutture esistenti e la pianificazione degli obbiettivi di salvaguardia e di tutela ambientale».
Daniele Marcomin, titolare di Agriholism, ha analizzato il mercato della soia internazionale e nazionale, sottolineando come per questa coltura sia necessario iniziare a ragionare fuori dalla logica della commodity: «il mercato della soia non gm è rigido e poco trasparente e l’Italia, che nel panorama mondiale è un attore di dimensioni minuscole, deve puntare sui suoi punti di forza. Produciamo una soia di ottima qualità con tenori proteici mediamente molto elevati, caratteristica che manca a produttori come il Brasile o l’area dei Balcani ed è molto ricercata negli ambiti nutrizionali sia zootecnici, sia umani, senza contare che in Unione Europea si produce soia senza deforestazione, altro valore aggiunto sempre più richiesto».
TEA: essenziale attivarsi per tempo
La Tavola Rotonda, che ha visto la partecipazione del presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti, del direttore di Assosementi Alberto Lipparini e di Luigi Cattivelli, si è concentrata sul tema del giorno, l’autorizzazione alla sperimentazione in campo delle TEA (tecnologie di evoluzione assistita): «ricordiamoci che un conto è aprire alla sperimentazione in campo – ha detto Cattivelli – e un altro è investire, programmare cioè una serie di azioni che vedano la sinergia tra il settore pubblico e privato prima che arrivino altri attori dai quali, poi, saremo dipendenti».
«Il tempo stringe per approvare la proposta di regolamento che la Commissione Ue presenterà il prossimo 5 luglio – ha detto Giansanti. Il Parlamento europeo e il Consiglio Ue devono lavorare in stretta collaborazione per arrivare a una codecisione entro i primi mesi del 2024, altrimenti si rischia di bloccare l’iter del dossier».
«Qualora il quadro regolamentare venisse armonizzato per il meglio – ha sottolineato Giansanti – sarà poi necessario affiancare all’apertura normativa un significativo piano di investimenti pubblici e privati per implementare il processo produttivo di un’agricoltura del futuro».
Sulla stessa linea è stato anche il commento di Lipparini: «queste tecnologie possono essere applicate a numerose specie e con costi sostenibili anche per le piccole e medie imprese. È fondamentale che la politica si attivi per tempo per permettere alla filiera agroalimentare italiana di sfruttare pienamente le loro potenzialità».
Lorenzo Andreotti