Nei giorni scorsi ci ha lasciato Michele Stanca, uno scienziato che ha dedicato la sua vita alla genetica dei cereali.
Una persona molto nota in Italia e all’estero che ha rivestito ruoli di grande prestigio nel mondo della ricerca agraria.
Ci lascia una grande eredità umana e scientifica, ma in particolare vorrei segnalare quattro aspetti che penso possano essere di esempio e di monito per tutti.
La scienza come motore di sviluppo della società
Michele Stanca ha sempre sostenuto la ricerca come motore per il progresso dell’agricoltura italiana, non il ritorno all’antico ma l’uso delle conoscenze più moderne per realizzare un’agricoltura sostenibile e capace di coniugare la difesa dell’ambiente con la produzione di cibo per tutti.
La scienza è il modo più razionale per gestire le grandi sfide del futuro e le conoscenze scientifiche devono essere messe alla base delle scelte politiche.
Memorabili sono state le sue prese di posizione contro la scelta anti ogm dell’Italia, contro la posizione attendista nel caso xylella e in molte altre situazioni dove il parere chiaro della maggior parte dei ricercatori del mondo era offuscato da qualche voce fuori dal coro.
La ricerca è un’assicurazione sul futuro di tutti e ciò è particolarmente evidente in questi tempi dove l’agricoltura deve affrontare cambiamenti climatici che impongono di adeguare le piante e i sistemi produttivi alle nuove condizioni.
Non c’è agricoltura senza genetica
Alla base di qualunque forma di agricoltura ci sono degli esseri viventi e quindi la genetica (ovvero la scienza che studia la vita).
Michele Stanca ha dimostrato, con il suo lavoro e le sue varietà, che avere la capacità di selezionare nuove varietà e mantenere una competitività internazionale nel campo delle conoscenze genetiche e genomiche delle piante sono un aspetto fondamentale (quello che gli economisti chiamano un asset strategico) dell’agricoltura nazionale.
Un Paese che rinuncia alle conoscenze necessarie per sviluppare nuove varietà o ibridi lascia le chiavi della propria agricoltura nelle mani di altri.
La scienza spiegata a tutti
Michele Stanca ha fatto della divulgazione scientifica un’arte, ci ha insegnato a raccontare le cose più difficili a tutti: dai bambini delle elementari sino ai membri del Parlamento. La scienza non deve far paura e i cittadini devono conoscere quello che succede nei laboratori, devono sapere che i ricercatori lavorano per il bene comune e non hanno secondi fini.
Le persone prima della burocrazia, la sostanza prima della forma
Michele Stanca ha sempre cercato di fare ricerca secondo standard scientifici internazionali, privilegiando le capacità delle persone e i risultati scientifici all’applicazione letterale dei vincoli formali e burocratici.
Visto oggi, questo messaggio sembra surreale e totalmente fuori dal tempo: l’esperienza attuale in Italia è infatti quella di una ricerca imbrigliata da incredibili vincoli burocratici che aumentano i costi e limitano l’efficienza, una situazione che non ha eguali in nessun altro Paese.
Michele Stanca se ne è andato, ma il suo messaggio resta, nella speranza che trovi persone in grado di raccoglierlo e portarlo avanti.
Luigi Cattivelli
Direttore CREA – Centro di ricerca genomica e bioinformatica
Fiorenzuola d’Arda (Piacenza)