Scoppia la «guerra del pomodoro» tra Puglia e Campania. A provocare la reazione della Regione guidata dal governatore Michele Emiliano, delle associazioni di categoria e della politica pugliese, la pubblicazione da parte del Mipaaf, sulla Gazzetta Ufficiale del 13 marzo scorso, della richiesta di riconoscimento della denominazione «Pomodoro pelato di Napoli igp», presentata dall’associazione dei trasformatori conservieri Anicav.
«Ho già avuto contatti con il Ministero delle politiche agricole, stiamo istruendo il fascicolo e a breve sarà pronto. Non arretreremo nemmeno di un millimetro» annuncia l’assessore alle politiche agricole della Puglia Donato Pentassuglia, anticipando la volontà della Regione di opporsi in tutte le sedi alla richiesta di riconoscimento dell’igp per il pomodoro pelato di Napoli.
Già nel 2017 la Campania ci provò, ma la Puglia si oppose, in difesa del pomodoro lungo foggiano. «La levata di scudi sarà netta» dice Pentassuglia, che evidenzia come nel Foggiano «si concentra il 90% della produzione nazionale del pomodoro lungo».
Ma è trasversale la difesa del pomodoro pugliese che arriva dal Consiglio regionale. Dai banchi della maggioranza e dell’opposizione giunge un chiaro no alla richiesta campana.
Anche Coldiretti Puglia è al fianco della Regione contro la richiesta di riconoscimento igp del pomodoro pelato di Napoli. L’associazione ribadisce la contrarietà senza condizioni al nuovo tentativo di ottenere il riconoscimento comunitario «che non rappresenta la realtà produttiva del pomodoro, ma solo della trasformazione».
Nel disciplinare pubblicato in Gazzetta è scritto, all’articolo 3, che «La zona di trasformazione e confezionamento dell’indicazione geografica protetta (IGP) «Pomodoro pelato di Napoli» include il territorio amministrativo delle regioni: Abruzzo, Basilicata, Campania, Molise e Puglia.