Nel Nord Italia i quantitativi di pomodoro 2020 consegnati alle industrie di trasformazione sono stati 2.742.000 t, il 15,7% in più rispetto al 2019, con un 4,8 di grado Brix medio e una resa media di 74 t/ha contro i 4,7 gradi e le 65 t/ha dell’anno precedente.
Dunque una annata discreta, addirittura buona se si considerano le difficoltà generate dal Covid-19 e dalle anomalie climatiche estive che hanno favorito lo sviluppo di fenomeni di maturazione anticipata e di sovramaturazione.
Anomalie climatiche che hanno anche danneggiato la produzione italiana del Sud Italia e quella iberica. Da noi le cose sono andate meglio perché la produzione agricola è maggiormente distribuita sul territorio e per altre due concause: la forte e responsabile collaborazione con cui industriali e op hanno affrontato la problematica consegna agli stabilimenti del pomodoro maturato in anticipo – ovvero la lucida logica di filiera con cui hanno reagito all’imprevisto – e, in secondo luogo, il nuovo meccanismo di programmazione produttiva 2020, individuato e concordato tra le parti, che ha ben funzionato.
I quantitativi di pomodoro consegnati hanno rappresentato oltre il 95% di quelli inizialmente contrattati. Nel 2019 il consegnato rappresentò l’82% del contrattato. Alla vigilia dell’imminente campagna 2021 che, come quella precedente, potrà risultare condizionata dal coronavirus, dal cambiamento climatico, dalle fitopatie e dall’aggressività dei competitori internazionali, è dunque estremamente utile fare tesoro delle esperienze dell’annata appena conclusa.
Se lo scorso anno la programmazione ha ben funzionato, nel 2021 bisognerà farla funzionare ancora meglio, non solo confermando e consolidando la prassi dei pre-contratti per la preventiva composizione e verifica dei quantitativi richiesti e offerti, ma anche cercando di concordare una programmazione dei trapianti in funzione di una più accorta gestione temporale delle consegne e dell’allungamento della durata media della campagna a pieno regime.
La logica e lo spirito di filiera che hanno consentito di minimizzare i danni delle anomalie climatiche estive 2020, vanno ulteriormente sviluppati, in particolare rafforzando la piena rappresentatività e il ruolo operativo della Organizzazione interprofessionale, che della filiera è espressione, supporto e garante super partes.
L’interprofessione del 2021 potrà rafforzare la capacità reattiva dell’intera filiera se la sua base associativa si amplierà e, soprattutto, se crescerà la consapevolezza della necessità e insostituibilità dell’interprofessione. Nell’immediato l’Oi offre alla filiera del Nord Italia una vasta gamma di supporti e servizi.
Quali supporti?
In primo luogo la garanzia del rispetto delle regole liberamente sottoscritte dalle parti, la verifica della regolarità dei pagamenti, conformità dei contratti, rilevazioni settimanali dei flussi di prodotto, visite a sorpresa per la qualità. Poi analisi ed elaborazioni dei dati di produzione agricola e dei prodotti industriali finiti, fondamentali per l’interpretazione del mercato. Ancora, l’Oi finanzia e coordina le prove varietali, l’aggiornamento dei disciplinari di produzione integrata, collabora con i servizi fitosanitari; è protagonista della realizzazione di importanti sperimentazioni sostenute dai Psr regionali (monitoraggio tramite immagini satellitari dei campi, contrasto e prevenzione del ragnetto rosso e della batteriosi Ralstonia, ottimizzazione digitale degli input agronomici), nonché di progetti di supporto alla filiera in collaborazione operativa e finanziaria con CREA, Ismea, Ssica, Agea, il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, con l’Oi del Centrosud Italia. Infine, supporta il meccanismo di programmazione produttiva con funzioni di raccolta degli impegni, elaborazione dei dati, vigilanza e controllo. Insomma, l’Oi è pronta per le sfide che la filiera affronterà nel 2021.
Tiberio Rabboni, Presidente dell’Organizzazione Interprofessionale del pomodoro da industria del Nord Italia