La lunga e, come sempre, complicata trattativa tra Op (organizzazioni dei produttori) e Industria, sul prezzo del pomodoro per la campagna Nord Italia 2021 si è chiusa a 92 euro a tonnellata (esclusi i costi dei servizi) contro gli 88 dello scorso anno.
C’è anche un miglioramento della scaletta qualitativa dovuto al riposizionamento della «base 100» al grado brix 4,85 (era a 4,90 nel 2020), il che porta di fatto a un incremento di prezzo del 1,25%.
«Ci sono senz’altro condizioni migliorative rispetto all’anno scorso ma nel complesso – osserva il presidente dei produttori di pomodoro da industria di Confagricoltura Emilia-Romagna Giovanni Lambertini – l’accordo delude gli agricoltori e il prezzo è al di sotto delle aspettative».
«Non si è tenuto conto dell’aumento dei costi di produzione – mezzi tecnici (agrofarmaci), attrezzature, polizze assicurative e certificazioni varie –, una spesa che nell’ultimo anno ha raggiunto valori record, e neanche delle crescenti criticità operative causate da anomalie climatiche spesso eccezionali. Inoltre, non sono state accolte le nostre richieste volte ad alleggerire le penalizzazioni, decisamente troppo alte, per i cosiddetti difetti minori del prodotto».
Ad avviso di Confagricoltura Emilia-Romagna pare insufficiente anche la maggiorazione di prezzo riconosciuta per il pomodoro «tardivo» – a fronte di una campagna di raccolta della durata di 60-65 giorni -, che è nell’ordine dei 75 centesimi alla tonnellata, al giorno, per il prodotto ritirato dal 12 al 19 settembre e di 1 euro/t al giorno per quello ritirato a partire dal 20 settembre fino a un massimo di 15 euro/ton.
Ma ciò che più preoccupa è la mancanza di garanzie sull’effettivo potenziale di trasformazione del bacino, con il grave rischio di ripetere gli errori commessi nella precedente campagna quando la maturazione in contemporanea delle bacche rese complicato il ritiro del prodotto in campo, facendo ricadere l’onere esclusivamente sul produttore.