Il mercato italiano delle mele guarda con qualche preoccupazione al futuro: le giacenze al primo di aprile sono in linea con quelle degli anni precedenti, a 619.000 tonnellate, ma le vendite nel mese di marzo sono procedute più lentamente di quanto inizialmente previsto, fermandosi poco al di sopra delle 207.000 tonnellate.
La maggiore lentezza delle vendite è indubbiamente dovuta anche a quanto sta accadendo sui mercati internazionali a seguito del conflitto ucraino che impatta sul sistema italiano delle mele, tradizionalmente orientato all’esportazione, che risente degli effetti della situazione geopolitica sia in modo indiretto sia diretto.
Per effetto della crisi ucraina e della chiusura della Bielorussia, la Polonia ha perso sbocchi per ulteriori 200.000 tonnellate circa, ma anche Paesi come la Serbia e la Moldavia, che indirizzavano fino al 90% del proprio prodotto verso la Russia, hanno visto compromesse le loro capacità di export e sono alla ricerca di mercati alternativi, tra cui ovviamente la vicina Unione europea.
Nel caso del sistema melicolo italiano, l’effetto più grave generato dalla guerra, al di là dell’aumento generalizzato dei costi, è l’impossibilità recente di accedere al mercato egiziano. La Banca centrale egiziana, con la volontà di frenare l’uscita dal Paese di valuta forte che servirà nei prossimi mesi per l’acquisto di cereali, non rilascia più agli operatori egiziani le lettere di credito necessarie per procedere con i pagamenti, bloccando di fatto la possibilità di importare. Il mercato egiziano è un mercato vitale per l’export delle mele italiane, recependo in media 100.000 tonnellate a stagione.