L’obiettivo di un avanzo di oltre 1 miliardo di euro è stato centrato nel 2021, grazie a un fatturato da export che ha superato i 5,2 miliardi di euro, mettendo a segno una crescita dell’8,3% su base annua.
La bilancia ortofrutticola nazionale chiude gli ultimi dodici mesi con i conti in grande spolvero, grazie a un surplus irrobustito di oltre il 60%. E non è solo un effetto monetario, dato che a consuntivo le spedizioni all’estero di frutta, agrumi e ortaggi freschi «made in Italy» hanno cumulato un quantitativo di 3,6 milioni di tonnellate, in crescita di quasi il 2% sul 2020.
I dati, basati sulle rilevazioni dell’Istat, sono stati comunicati nei giorni scorsi da Fruitimprese, l’associazione dei buyer ed esportatori del settore, che ha espresso soddisfazione nel prendere atto del doppio record, quello dell’export e del surplus valutario, non affatto scontati nel contesto logistico e operativo ancora condizionato dalla pandemia.
C’è stata una componente inflattiva piuttosto esplicita nell’aggregato della frutta fresca, che ha replicato i volumi dell’anno precedente (2,2 milioni di tonnellate), ma che ha portato in cassa 2,7 miliardi di euro, in cresciuta del 5%.
Gli ortaggi, che rappresentano la seconda voce per fatturato e volumi, sono aumentati al contrario anche in termini fisici, di circa il 3%, ma l’effetto prezzo in questo caso ha amplificato il ritorno economico con un giro d’affari che è andato oltre la soglia di un miliardo e mezzo di euro, in crescita del 12%.
Dallo spaccato dei dati fornito da Fruitimprese emerge l’ottima performance di pesche e nettarine. Un maxi rimbalzo del 26% per volumi e corrispettivi monetari, dopo un 2020 difficile, che risolleva gli umori degli operatori in un comparto soggetto ormai da anni a crisi ricorrenti di mercato.
La mela, che resta il frutto italiano più esportato, chiude i dodici mesi con volumi analoghi al 2020 (oltre 900.000 tonnellate), ma con introiti per 881 milioni di euro, di quasi il 6% più elevati rispetto all’anno precedente.
Segno positivo nei fatturati anche per uva da tavola e kiwi, mentre il –10% delle pere si inquadra nel contesto di una pessima annata produttiva conseguente alle gravi perdite da gelo, con riduzioni record fino all’80% registrate in Emilia-Romagna e con scorte esaurite nel giro di pochi mesi.
I dati sulle esportazioni, grazie anche all’impulso della frutta secca, con il 16% in più di fatturato e un’analoga crescita dei volumi, confermano i progressi della bilancia ortofrutticola anche rispetto ai livelli pre-pandemia, con un avanzo commerciale più che triplicato sul 2019 e un fatturato oltre confine cresciuto del 14,5%.
Per gli agrumi, strutturalmente in passivo, le dinamiche del 2021 mostrano una battuta d’arresto del 4% in valuta, seppure a fronte di un marginale progresso in termini di volumi. Positivo però il bilancio delle vendite all’estero di arance, con il 12% in più di spedizioni fisiche e il 5% di maggiori incassi, contrariamente alla dinamica dell’export di limoni, in netta flessione.
Uno sguardo infine alle importazioni, che archiviano, per l’insieme dei prodotti ortofrutticoli, un –1,5% in valore rispetto al dato pre-Covid e una leggera contrazione (–0,3%) nel confronto, anno su anno, tra il 2020 e il 2021, con l’esborso ammontato a poco meno di 4,2 miliardi di euro. Ai comparti degli ortaggi e della frutta tropicale le statistiche, anche dell’anno scorso, attribuiscono il grosso dei volumi. La frutta secca continua invece a rappresentare la principale voce di spesa, con la bolletta che, seppure in calo del 4%, si è mantenuta nel 2021 sopra la soglia di 1,3 miliardi di euro.