L’actinidia è tra le specie frutticole che destano maggior interesse a livello mondiale, sebbene le sue esigenze di coltivazione ne limitino ancora la diffusione a un numero piuttosto ristretto di Paesi. Tra i principali Paesi produttori è di rilievo la decisa crescita della Grecia, +7.000 ha nel periodo in esame, ma anche la costante ripresa della Nuova Zelanda che aumenta di oltre 2.700 ha.
Iran, Turchia e Portogallo evidenziano aumenti tra 1.600 e 1.800 ha, mentre in Italia gli investimenti si mantengono stabili. In parallelo alla crescita delle superfici dedicate, anche l’offerta presente sul mercato è significativamente aumentata, passando da 3 a 4,5 milioni di tonnellate nel decennio considerato. Italia e Grecia si collocano su livelli piuttosto ravvicinati: per entrambi i Paesi l’offerta 2022 è prevista in crescita del 14% rispetto al 2021, con volumi attorno a 350.000 t (nonostante la differenza nelle superfici dedicate alla coltura).
Il quadro nazionale
La geografia della coltivazione dell’actinidia in Italia è in fase di evoluzione. Se la superficie complessivamente investita tende a mantenersi stabile, attorno a 26.000 ha, la coltura si sposta progressivamente verso il Centro-Sud del Paese che, nel 2022, ha superato il Nord, mentre un decennio fa pesava attorno al 46%. Nel settentrione, in particolare, sono Piemonte e Veneto a registrare una continua dismissione degli investimenti, proseguita anche nel 2022, mentre l’Emilia-Romagna è in controtendenza e sale a oltre 5.100 ha coltivati nel 2022 (+3% rispetto al 2021).
Nel Centro-Sud prosegue lo sviluppo nel Lazio, che segna un aumento di 1.500 ha in 10 anni e si colloca sopra 9.500 ha nel 2022. Anche la Calabria segna una progressiva crescita, nonostante l’emergere dei primi problemi fitopatologici che già hanno bersagliato le altre aree del Paese negli anni recenti.
Prospettive positive per la filiera
Nel contesto di grave difficoltà in cui versa il comparto frutticolo italiano, l’actinidia è certamente tra le poche specie a vantare un outlook quantomeno incoraggiante, come peraltro testimoniato dalla stabilità degli investimenti complessivi che, per diverse altre specie frutticole, sono invece in netta flessione. Ciononostante, la situazione attuale appare interlocutoria e impone attente riflessioni: in primo luogo, l’actinidia sta ancora scontando una presenza rilevante di fitopatologie altamente impattanti, come la batteriosi (PSA) e la moria.
Tali patologie sono le prime responsabili dei numerosi espianti negli ultimi anni, soprattutto in Piemonte e Veneto, ma le stesse sono presenti e minacciano anche altre aree ed è, chiaramente, questa la primaria fonte di incertezza per il futuro.
La maggior costanza dei prezzi e una domanda in continua crescita premia finora le cultivar a polpa gialla, sebbene vada ricordato come il mancato raggiungimento dei parametri qualitativi richiesti deprima velocemente i ricavi e, quindi, i margini, delle imprese. Infine, destano curiosità i risultati delle nuove cultivar a polpa rossa, un prodotto ancora di nicchia, sebbene in forte crescita, oltre che delle nuove innovazioni all’orizzonte.
Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 19/2023
La qualità per l’actinidia paga sempre
di Alessandro Palmieri
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