Gli agrumi comprendono un gruppo di specie capaci di economizzare l’acqua, superando periodi prolungati di siccità, grazie alla combinazione di fattori anatomici e fisiologici che limitano il trasporto dell’acqua nella pianta. Infatti, le radici hanno bassa conducibilità idrica, dovuta al minore sviluppo del capillizio radicale, le foglie presentano strutture anatomiche, variabili in base all’età per economizzare l’acqua. Le foglie giovani sono molto povere di cere cuticolari e cutine rispetto alle foglie vecchie, per cui subiscono una maggiore perdita di acqua per traspirazione.
L’adattamento di una pianta a condizioni di stress, nel caso in cui si verifichi che la quantità di acqua consumata dalla pianta non è compensata dagli apporti esterni, ha riflessi negativi sulla produzione quanti-qualitativa. La tecnica irrigua, da un punto di vista agronomico, tende a ristabilire le perdite provocate da evaporazione e traspirazione.
L’obiettivo fondamentale dell’irrigazione è di attenuare al massimo gli effetti negativi del deficit idrico sullo sviluppo dell’albero, sulla produzione e sulla qualità del frutto. A parità di disponibilità idriche nel terreno e di potere evaporante nell’atmosfera, è stato riscontrato, nelle diverse specie e cultivar di agrumi, uno stato idrico diverso dovuto alle caratteristiche dello xilema e del floema.
Tutto ciò potrebbe comportare, in definitiva, un diverso fabbisogno idrico e, pertanto, appare opportuno rivolgere la maggior parte delle attenzioni direttamente alla pianta, la quale può essere utilizzata come un indicatore biologico del suo bilancio idrico attraverso alcuni parametri che la ricerca ha dimostrato essere adatti allo scopo: sviluppo del frutto e del tronco, potenziale idrico fogliare, velocità del flusso di linfa, differenza di temperatura tra chioma e atmosfera.
La disponibilità di acqua condiziona l’attività vegetativa e quella riproduttiva, sia da un punto di vista quantitativo sia qualitativo, con diversi effetti sulle piante, che incidono su alcuni processi come: la riduzione della cascola fisiologica dei frutti; il miglioramento della pezzatura finale. Nel caso in cui la quantità di acqua apportata sia eccessiva si può ridurre il contenuto in solidi solubili e l’acidità e promuovere la fioritura e l’allegagione.
In condizioni di carenza idrica si riscontra uno sviluppo dell’apparato radicale più esteso e in profondità, con uno scarso sviluppo del capillizio radicale, che è alla base dell’assorbimento di elementi nutritivi, che determina un minore sviluppo della parte aerea, con una diminuzione dell’accrescimento dei germogli e del tronco.
Nel periodo autunno-vernino, quando si verifica la maggiore piovosità, la carenza di acqua non inficia le fasi fenologiche (nello specifico l’induzione a fiore e la differenziazione delle gemme).
La carenza idrica lungo l’arco produttivo, invece, può determinare una forte cascola dei frutti appena allegati nel periodo maggio-giugno, un minor accrescimento, con una diminuzione della pezzatura finale.
Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 21/2019
Come irrigare gli agrumi per una produzione di qualità
di C. Mennone
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