La messa a dimora di un frutteto da reddito richiede un’attenta valutazione di molteplici fattori, a partire dalla selezione del sito, passando per il sesto d’impianto. Variabili, queste, che possono influenzare la qualità della produzione e quindi la marginalità economica del melograneto.
Nell’immaginario collettivo la melagrana si sta imponendo come un «super frutto» diventato di moda.
La riscoperta del melograno in Italia è solo all’inizio. Da un punto di vista merceologico si prevede un’evoluzione varietale verso cultivar a seme più soffice e tipi a maturazione precoce.
Per la tecnica colturale si va verso l’ottimizzazione dei sesti d’impianto, la messa a punto di sistemi di supporto più efficienti, soprattutto per evitare le bruciature della buccia, nonché la semplificazione delle operazioni di potatura.
Oggi in Italia si stima una presenza di circa 1.500 ha in coltura intensiva, soprattutto in Sicilia, Puglia, Calabria, Campania e Lazio (le zone più idonee), ma con significative presenze anche
nelle Marche, in Emilia Romagna e in Veneto, per lo più con le varietà rosse Wonderful (tardiva) e Acco (precoce).
Il melograno è una pianta rustica che può sopravvivere in condizioni difficili, ma per una coltivazione da reddito condotta in modo professionale è indispensabile un adeguato apporto di fertilizzanti, di irrigazione, l’applicazione di specifici trattamenti fitosanitari, un’attenta potatura, il ricorso a eventuali strutture di sostegno o protezione, ecc.
Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 36/2018 a pag. 50
Impianto del melograno, ecco come fare qualità e reddito
di F. Cossio
L’articolo completo è disponibile anche su Rivista Digitale e Banca Dati Online