Evoluzione delle forme di allevamento nei corileti

Il nocciolo è un fruttifero da clima temperato a elevata attitudine pollonifera, che ne determina un naturale portamento cespuglioso di dimensioni variabili in funzione della vigoria e dell’habitus della cultivar. Queste caratteristiche vegetative della pianta ne hanno storicamente condizionato la forma di allevamento a cespuglio nei corileti italiani di prima generazione, per lo più caratterizzati da sesti d’impianto irregolari in aree declivi e marginali, ancora oggi presenti in alcune aree corilicole della Campania e Sicilia.

Particolare di corileto terrazzato allevato a cespuglio policaule e sesto irregolare presso i Nebrodi, in provincia di Messina.

In ambiente turco e in aree limitrofe come in Azerbaijan il cespuglio policaule rappresenta ancora oggi la pressochè esclusiva forma di allevamento utilizzata, dove gli impianti vengono realizzati con la tecnica locale della piantumazione ad “ocak” , che consiste nel porre a dimora un numero variabile da 4 a 6 polloni, in funzione della fertilità del terreno, in trincee circolari a sesto regolare nelle aree pianeggianti, o irregolare nelle aree caratterizzate da orografia declive.

La forma a cespuglio policaule, nelle sue varianti, è ancora oggi quella predominante anche in ambiente mediterraneo, in particolare in Italia e Spagna, dove, a differenza dell’ambiente turco, a partire dal secondo dopoguerra si avviò in modo consistente la realizzazione in ambienti pianeggianti e fertili di impianti a sesto regolare ampio, talvolta anche inferiore a 300 piante ad ettaro, e via via sempre più fitti con il passare dei decenni, fino a densità ad ettaro di 400-500 piante, al fine di incrementare la meccanizzazione del corileto. Ne sono testimonianza alcuni impianti a sesto regolare del viterbese quasi centenari e tuttora presenti nelle prime aree di introduzione del nocciolo nella provincia laziale, attualmente prima in Italia per consistenza produttiva di nocciole.

Impianto di nocciolo nel viterbese presso la caldera del lago di Vico. L’impianto è rappresentativo dei corileti di prima generazione realizzati in ambienti pianeggianti a sesto regolare.

I cespugli policaule a sesto regolare italiani presentano delle diversità strutturali legate per lo più alla vigoria e all’habitus vegetativo delle principali cultivar utilizzate nei vari distretti produttivi, come per la Tonda Gentile Romana nel Lazio, a portamento eretto e vigoria medio-bassa, o per la Tonda Gentile delle Langhe, oggi “Tonda Gentile”, in ambiente piemontese, caratterizzata da vigoria intermedia e portamento semi-espanso.

Più recentemente, in Italia, a fronte di una consolidata tendenza all’infittimento del corileto sulla fila mantenendo la forma a cespuglio tramite la realizzazione di impianti con oltre 600-700 piante ad ettaro, promossi anche dalle nuove tecniche di piantumazione meccanica, si registra soltanto una timida proiezione verso l’adozione di forme di allevamento monocaule, per lo più proposte in regioni di nuova introduzione corilicola come in Toscana e Veneto. Significativamente diversa è invece la tendenza spagnola, che, ha fronte di una corilicoltura tradizionale basata sull’allevamento delle piante a cespuglio, spesso con elevato numero di pertiche per ceppaia, e sporadico impiego di forme di allevamento a “doppia ipsilon” adattate al nocciolo, una nuova generazione di corileti innovati ha iniziato ad attecchire, grazie alla introduzione di alcuni portinnesti di nocciolo non polloniferi, su tutti ‘Dundee’, un ibrido interspecifico di Corylus colurna x Corylus avellana costituito in Oregon (USA) negli anni novanta, e sulla scorta delle esperienze della corilicoltura serba, dove innestare il nocciolo su semenzali non polloniferi di nocciolo turco (Corylus colurna L., specie autofertile)  è routine.

Impianto adulto con struttura a doppia ypsilon

I nuovi corileti spagnoli, realizzati sia nelle aree corilicole tradizionali della regione catalana (Tarragona e Reus) sia in aree di nuova introduzione come nella provincia di Girona, prevedono la piantumazione di piante innestate da allevare ad alberello, con impalcatura delle branche primarie ad altezze di almeno 80 cm da terra. Sempre in Spagna, seppur ancora in via sperimentale, sono state avviate le prime esperienze di realizzazione di impianti superintensivi, secondo il modello SHD (Super-High Density) già adottato per olivo e mandorlo, con significativo infittimento del sesto di impianto sulla fila, fino a densità ad ettaro superiori a 1.600 piante, da gestire con forme di allevamento siepiformi e interventi di potatura meccanica sistematici.

La forma di allevamento intermedia tra le due precedentemente descritte è quella a vaso cespugliato, tipica degli ambienti corilicoli americani tradizionali, realizzati nei suoli pianeggianti di origine alluvionale della Willamette Walley in Oregon, e della corilicoltura francese nella regione di Lot-et-Garonne, quest’ultima sviluppatasi a partire dagli anni settanta in sostituzione della susinicoltura locale.

Noccioleto adulto di cultivar Barcelona con piante allevate a vaso cespugliato, Oregon (USA)

 

Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 1/2022
La sostenibilità del corileto intensivo passa dall’innovazione
di A. Pacchiarelli, F. Bevilacqua, F. Donnini, R. Cristofori, C. Silvestri, V. Cristofori
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